OTRANTO : FESTIVAL GIORNALISTI DEL MEDITERRANEO – LIBERTA’ D’INFORMAZIONE

Dal 4 al 7 settembre 2024, Largo Porta Alfonsina a Otranto si è svolta la 16^ edizione del “Festival Giornalisti del Mediterraneo”, quattro giorni in cui si sono alternati  sul palco ospiti importanti del panorama nazionale e internazionale.

Non poteva mancare fra questi ospiti il nostro concittadino carlentinese  Salvatore Di Salvo Segretario Nazionale Ucsi e Tesoriere dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia.

Ai nostri lettori proponiamo per una attenta lettura una riflessione  sulla libertà di informazione di Salvatore Di Salvo.

Giuseppe Parisi  – Dr Informa Sicilia

Inizia:

L’entrata in vigore del decreto legislativo che modifica l’articolo 114 di codice di procedura penale che di fatto vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, almeno fino a conclusione delle indagini preliminari o dopo l’udienza preliminare.

Dal governo è arrivato un primo ok all’emendamento voluto dal deputato di Azione Enrico Costa che introduce il divieto, per chi si occupa di informazione, di pubblicare parti delle intercettazioni.

La norma, soprannominato dall’opposizione ‘legge Bavaglio’, vieta di fatto di divulgare il testo delle ordinanze di custodia cautelare, sia integrali che estratti, in cui in genere possono figurare, appunto, intercettazioni, arresti, interrogatori. In sostanza, sarà possibile pubblicare solamente il capo d’imputazione.

Le ordinanze dei giudici non potranno essere pubblicate dai media fino a quando non saranno concluse le indagini preliminari o comunque fino al termine dell’udienza preliminare, cioè fino all’inizio del processo.

Non sarà più consentito poi, citare per esteso il testo dell’ordinanza, ma solo una sua ‘riformulazione’.

E’ allora noi giornalisti abbiamo ancora limitato la nostra libertà di informazione ai lettori, radioascoltatori e telespettatori o agli internauti che leggono le testate online.

Questo è il momento di rivolgerci ai cittadini per dire che noi vogliamo difendere un bene comune, la libertà di informazione, perché stabilisce lo stato di salute di una democrazia.

Lo si deve ai tanti giornalisti morti per la libertà.

Quello che mi spaventa di più del momento che stiamo vivendo è il conformismo.

La mia riflessione arriva a conclusione del festival del giornalismo del Mediterraneo che si è svolto ad Otranto ed ha visto confrontarsi tantissimi colleghi e colleghe che raccontano giornalmente la guerra e si sono confrontanti sul tema: ” Deontologia, giornalismo e democrazia”, dove ha visto i vertici dell’Ucsi proporre una nuova sfida, ma anche essere cerniera tra Ordine, sindacato e associazionismo. Un alleanza forte tra tutti i giornalisti dei Paesi del Mediterraneo per ribadire la condanna agli attacchi al diritto di cronaca. Sicurezza, diversità, dialogo e pace. Sono le parole chiave che dovrebbero essere messe al centro del dibattito internazionale.

La libertà di informazione è in pericolo in tanti Paesi, a causa di ostacoli legali posti ai giornalisti nella ricerca di informazioni, non solo nel mondo arabo. Senza questa libertà è impossibile avere un pluralismo di informazioni e si mette in crisi la stessa democrazia. In questo momento la nostra professione è messa a dura prova.

La libertà di stampa non è mai troppa. Sulla base del conformismo cent’anni fa ci siamo ritrovati senza voce, quando i giornali non potevano dare le notizie per non trasmettere insicurezza agli italiani.

Oggi non siamo a quel livello di conformismo, ma è comunque importante ribadire che la democrazia va difesa, che la libertà di stampa va difesa ogni giorno.

Il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni è legato proporzionalmente allo stato di salute della democrazia di un Paese.

Stando al World Press Freedom Index 2023, l’annuale rapporto sulla libertà di stampa di Reporter Sans Frontier (RSF), pubblicato in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, che si celebra ogni anno il 3 maggio, l’Italia si posiziona al 41° posto della classifica su 180 Paesi migliorando la sua posizione rispetto al 2022.

Un segnale positivo in un quadro che mostra però ancora forti criticità, troppe.

Ai primi posti della classifica quasi tutti i Paesi nordici: sul podio, in rigoroso ordine, ci sono Norvegia, Irlanda e Danimarca, con Svezia e Finlandia a completare la top 5.

In generale la libertà di stampa nel mondo sarebbe peggiorata con la guerra in Ucraina che avrebbe contribuito a “una maggiore aggressività da parte delle autorità di molti Paesi e di una crescente animosità nei confronti dei giornalisti sui social media e nel mondo reale.

Un ruolo centrale lo occupa l’intelligenza artificiale che, sempre secondo il report, sta “provocando ulteriore scompiglio nel mondo dei media”.

La situazione “molto grave” “difficile” in 31 Paesi rispetto ai 21 di appena due anni fa, “difficile”, “Problematica” e “Buona o soddisfacente” trova il nostro paese con un punteggio medio di 72.05 e quindi nella fascia “soddisfacente”.

Ma la strada verso il podio è ancora lunga.

Secondo il report dell’Ong francese è la criminalità organizzata, soprattutto nel sud del Paese, oltre che vari gruppi estremisti violenti, aumentati notevolmente durante la pandemia, a minare la libertà di stampa nel nostro Paese.

L’Italia brilla poco negli indicatori economici, dove non si raggiunge la sufficienza, e in quelli politici dove ci sarebbe stato un passo indietro rispetto allo scorso anno.

Un miglioramento si è avuto invece rispetto alla sicurezza e agli aspetti legislativi, anche se il divario con la stampa del Nord Europa resta sempre molto ampio.

Nel contesto politico, in particolare, i giornalisti italiani godono per la maggior parte di un clima di libertà.

“A volte, però, – si legge nel report – cedono alla tentazione di autocensurarsi, sia per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, sia per evitare una causa per diffamazione o altra forma di azione legale, sia per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”.

Ed allora ci si rende conto come la libertà di stampa abbia ancora delle catene invisibili, sottili, ma resistenti.  Garantire un’informazione libera e plurale è una sfida di non semplice risoluzione, soprattutto nell’era del digitale.

Con un click è possibile accedere ad un mare di informazioni. Ma non sempre è semplice navigare in questo mare.

Cosa significa allora essere liberi di esprimersi?

Quale interpretazione si può dare?

Domande a cui bisogna rispondere con grande coscienza e onestà intellettuale.

Anche dove la libertà di stampa sembra acquisita è importante capire che questo principio va interpretato ogni giorno in rapporto alle reali possibilità e alle reali volontà di garantire un’informazione approfondita e pluralista.

Bisogna non solo essere cani da guardia della democrazia, ma anche il baluardo di una sfida per la conquista o il mantenimento della democrazia.

Salvatore Di Salvo

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