A conclusione dell’incontro con il presidente della Regione Rosario Crocetta e la giunta regionale il Presidente Bono ha dichiarato: “Sono rimasto sinceramente scosso dai contenuti emersi nell’incontro e, soprattutto, dalle prospettive che ne derivano per la Sicilia.
Nel corso del mio intervento, ho cercato di individuare percorsi per affrontare alcune delle più gravi problematiche economiche, ed in particolare ho sollevato il problema delle difficoltà sia per gli enti locali che per le imprese di accesso al credito, ed in particolare ho sollecitato il governo della Regione di avvalersi delle sue specifiche competenze autonomistiche in materia per ottenere un diverso e più aperto atteggiamento del sistema creditizio siciliano nei confronti degli operatori economici dell’Isola, perché senza credito non c’è sviluppo. Ma nessun componente del governo ha raccolto la mia sollecitazione. Il secondo argomento ha riguardato i fondi strutturali europei, per i quali a fronte del totale fallimento dell’utilizzo di quelli relativi al periodo 2007-13, ho eccepito che appare paradossale affrontare, come se nulla fosse, il tema dell’utilizzo di quelli relativi al 2014-20. Ho sostenuto che se non si individuano e rimuovono i burocrati ed i politici responsabili dell’ennesimo fallimento nell’utilizzo dei fondi UE, si ripeterà fatalmente la stessa débacle anche per la spesa di quelli futuri. Neanche in questo caso il governo ha risposto, e soprattutto pare che tutti sono rimasti al loro posto! Per quanto riguarda la Finanziaria regionale ho contestato al governatore Crocetta che non c’è un solo euro destinato allo sviluppo ma soprattutto ho chiesto rispetto. E’ infatti necessario che la Regione abbia rispetto delle altre entità istituzionali, dalle Province ai Comuni, e che siano evitati i “giochi di prestigio” come quelli fatti sull’addizionale dell’energia elettrica, che spetta per legge alle Province e di cui la Regione si è invece illegittimamente appropriata con l’ultima Finanziaria. Nel caso della Provincia di Siracusa parliamo di una cifra di 4,5 milioni di euro. Mi chiedo in quale altra parte del mondo è consentito ad un ente pubblico di cannibalizzare i bilanci degli altri Enti per scaricare le proprie difficoltà.
Le Province non sono il “bancomat” della Regione, come non sono la sua controparte. Per questo ho invitato il Governo regionale a rispettare i patti, perché non è possibile che eroghi sussidi e stipendi a centinaia di migliaia di persone e che invece da due anni e mezzo non paghi la quota, il sessanta per cento, dello stipendio dei dipendenti provinciali ex articolisti già stabilizzati, e che per legge è un suo onere diretto.
Dai vari interventi del presidente Crocetta e dei suoi assessori, con qualche lodevole eccezione, è invece emersa un’esaltazione di una presunta azione di governo rivoluzionaria e salvifica che purtroppo per noi, non esiste; mentre appaiono sempre più inquietanti le conseguenze delle scelte finora adottate, specie con la Finanziaria regionale, che non a caso è stata amputata per oltre un terzo degli articoli approvati dalle impugnative del Commissario dello Stato. Ma l’aspetto più grave emerso dagli interventi è stata la conferma della mancanza di seppure minime strategie per favorire lo sviluppo, gli investimenti e il lavoro produttivo e, al contrario, la disarmante rappresentazione di una Regione che sta affondando in un oceano di assistenzialismo senza speranza. Una visione che confonde il ruolo della Regione con quello della Caritas e fa finta di non sapere che, per ogni stipendio e salario assistenziale erogato, viene negato il diritto al lavoro produttivo e quindi al futuro ad un altro siciliano, condannando l’Isola al sottosviluppo e al puro parassitismo.
Se questo è il risultato del “Modello Crocetta”, non si sa rispetto a cosa si dovrebbe distinguere dal “Modello Lombardo” e quindi, a tutti i siciliani non assistiti non resta altro che gridare: “Si salvi chi può”.