Per il periodico Informa Sicilia di Renzo Pierpaolo Turco
Gustoso, comodo da consumare, certamente economico e di moda, il cibo di strada, o come viene chiamato oggi “Street Food”, è una tendenza sempre più diffusa che trova in Europa il consenso di milioni e milioni di appassionati, ma per noi Siciliani, dalle splendide tradizioni culinarie antiche, è tutt’altro che una novità.
Sebbene tra le vie odierne hot dog e kebab la fanno da padrone, certamente in molti ricorderanno che, in tempi non molto lontani, passeggiando tra le vie del nostro paese, si poteva sempre assaporare quell’atmosfera suggestiva fatta di odori, sapori e colori intensi di pietanze ricche di storia. Questo patrimonio gastronomico, in parte ormai perduto o per lo meno nettamente ridimensionato, è quasi diventato un cibo di “nicchia”, da ricercarsi in singole attività paesane o più frequentemente nelle vicine grandi Città.
Come dimenticare, la saporita quarumi (trippa), bollito di viscere bovine, servita ancora calda in brodo o asciutta, condita con una spolverata di sale, o ancora la lingua, frattaglia anch’essa bollita, gradita da grandi e piccini per la sua particolare tenerezza. Altrettanto apprezzato il sangeli (sanguinaccio), preparato con interiora e sangue di maiale, insaccato per eccellenza della nostra tradizione culinaria. In chioschi ambulanti e macellerie, era molto facile ritrovare capannelli di persone in fila per assaporare le stigghiole, spiedini di budella di agnello cotte alla brace o il mussu, saporito bollito di vitello, sapientemente preparato con cartilagini miste, principalmente muso e zampe. Infine, non pochi ricorderanno che bastava giusto fare un salto “a pischaria”, per ritrovare un fresco e sfizioso alimento, compagno di spensierate sere estive, il mauro, una croccante alga, amato da molti, servito crudo e condito con abbondante succo di limone.
Renzo Pierpaolo Turco