Per il periodico Informa Sicilia, di Debora Errera
Vi scrivo a nome degli abitanti di Linosa perché ormai in preda alla disperazione. Quello che vi chiedo è di divulgare a livello nazionale una verità nascosta e celata da molto tempo oramai affinché delle misure di supporto vengano attuate al più presto dagli organi competenti al fine di tutelare questa gente. Il malcontento dei linosani è connesso alla non curanza dei loro diritti umani che vengono violati quotidianamente. Nessuna voce in capitolo per Linosa, isola che conta circa 400 anime alle quali gli è negato anche il diritto di lamentarsi. Altro non siamo che sede distaccata del comune di Lampedusa e per questo privi di ogni potere decisionale. Confinati a vivere su uno scoglio nero di circa 5 kmq, dimenticato e abbandonato, costituiamo quella piccola fetta di minoranza a cui non viene mai data voce e ascolto.
Nessun sostegno economico, nessun diritto allo studio, nessun mezzo di trasporto certo che colleghi l’isola alla terraferma (attualmente una nave in servizio che effettua circa 3 viaggi al mese), nessun ospedale, nessun primo soccorso. Niente di niente. Signori adesso ditemi se questi non sono diritti di cui ogni cittadino residente sul suolo italiano dovrebbe avvalersi.
I giovani di Linosa sono costretti ad emigrare altrove per andare a cercare lavoro o per continuare gli studi dovendo rinunciare ai propri affetti e alle loro case.
Ai ragazzi è garantito un sistema scolastico fino alla terza media ritenibile del tutto precario a causa dell’isolamento a cui l’isola è sottoposta durante i lunghi mesi invernali. L’assenza di un porto e le condizioni avverse del mare la isolano a volte anche per più di 20 giorni. Non arriva la nave e non arrivano i docenti e i ragazzi si ritrovano a studiare italiano per decine di giorni arrivando ad essere stremati (l’insegnante di italiano è l’unica che vive sul posto).
Da qualche anno hanno istituito la frequenza obbligatoria dei primi due anni di liceo scientifico. Le lezioni non prevedono insegnanti reali ma solo videoconferenze virtuali con Lampedusa che il più delle volte non è possibile fare per l’assenza di connessione a internet. Lascio spazio alla vostra immaginazione riguardo alla qualità del servizio.
Adesso mi sembra doveroso fare un accenno alla mia storia, per darvi un’idea di quali siano le problematiche. Ho lasciato Linosa all’età di 13 anni quando ancora giocavo con le bambole ma già abbastanza grande per ricordamene. Dopodiché mi ritrovai in un convento. Dovevo scegliere tra la mia casa o almeno un diploma. Scelte difficili da affibbiare a un bambino che non è ancora entrato nella fase dell’adolescenza.
E’ toccato anche a mio fratello, al momento bloccato a Palermo a causa della condizioni marine avverse e aggiungerei anche della mancanza di mezzi adeguati che collegano l’isola.
Probabilmente passerà la pasqua lì da solo perdendo la possibilità di passare una settimana in famiglia, quella settimana attesa da mesi perché a casa ci puoi tornare solo a natale, a pasqua e per le vacanze estive.
Nel Febbraio del 2013 rimasi bloccata sull’isola 18 giorni con l’esattezza perdendo il volo prenotato per raggiungere Forlì, dove frequentavo l’università, nonché la possibilità di dare due esami che avevo preparato con cura. I danni economici e morali sono stati molto rilevanti al punto da dover rimandare la mia seduta di laurea. Potrei continuare per ore a raccontarvi spiacevoli episodi ma mi dilungherei troppo. Il messaggio resta comunque lo stesso, a Linosa non sai mai quando arrivi né tanto meno quando parti.
Io e mio fratello siamo solo un esempio che rappresenta tutti i disagi che la comunità e le persone che vogliono raggiungere e lasciare l’isola vivono giorno per giorno.
La gente resta isolata per decine di giorni senza viveri e beni di prima necessità, le dispense delle botteghe si svuotano cosi come gli scaffali delle farmacie, ma a nessuno interessa.
Dal punto di vista sanitario siamo di fronte ad una vera e propria tragedia. Non ci sono medici quali ginecologi, pediatri, analisti, dentisti più tutti quelli dotati di una specializzazione.
L’unico medico presente è quello generico di base che opera in una guardia medica (unica sezione ospedaliera presente) i cui compiti si limitano al rilascio delle prescrizioni, a fare iniezioni e a cucire qualche punto. Le cause vanno ricercate soprattutto nella mancanza di strumenti tecnici.
Nessun ospedale, né un primo soccorso, né mezzi di emergenza.
Per omissione di soccorso, alcuni linosani hanno pagato il prezzo più alto ovvero quello delle loro vite.
In caso di emergenza, e quindi solo di fronte all’urgenza, un elisoccorso arriva ma per farlo deve essere prima disponibile. Se non lo è, pazienza, si può anche morire. Il più delle volte i ritardi registratesi sono stati notevoli.
Per citarvi qualche esempio, se ti lesioni una parte del corpo aspetti a casa fino a quando la nave non arriva. Casi come questi non rientrano nella categoria “urgenza” e dunque non importa quanto aspetti e se non riesci a muoverti.
Gente rovinata che dopo una vita trascorsa sull’isola l’ha dovuta lasciare perché costretta a fare la dialisi o perché vittima di malattie gravi che non gli consentono di continuare a restare.
Anziani, continuamente assistiti dai loro cari, costretti a partire periodicamente per problemi che vanno da un semplice prelievo del sangue ad un controllo al cuore, da una radiografia ad una visita dermatologica. Isolani che pagano l’otturazione di una carie più di 2000 euro. Quelli più sfortunati che non se lo possono permettere si tengono il dolore e fanno ricorso all’Attack per incollare i propri denti, di più non si può fare.
Solita routine, si parte, si rimane bloccati ad AG ed ecco che si finiscono i risparmi procurati durante le tre settimane estive lavorative per una semplice visita medica.
A Linosa l’economia sicuramente non è tra le più fiorenti. Si riesce a tirare avanti facendo affidamento sul proprio orticello e sulla pesca, confinata a rimanere a livello familiare soprattutto per la mancanza di un porto che non consente di investire su imbarcazioni più grandi dei 7 m. Le presenti infatti vengono tirare a secco ogni qualvolta si prevede una mareggiata, fenomeno molto frequente a Linosa. Quello che ci permette di racimolare qualche introito economico è il turismo.
Lasciamo le nostre abitazioni per affittarle ai visitatori, vendiamo qualche prodotto locale e allestiamo le barchette usate per la pesca per fare escursioni. Questo è tutto quello che possiamo fare. Pochi sono gli impiegati così come i proprietari di attività che si contano sul palmo di una mano.
I linosani appartengono più di chiunque altro a quella categoria che viene ricordata solo per i loro doveri. Aiutateci a diffondere la triste realtà che avvolge questa piccola comunità e a sconfiggere questo fenomeno di degrado. Salviamo Linosa! Un’isola ancora incontaminata e vergine, espressione massima di bellezza e natura. Il mio appello è rivolto allo Stato, alla Regione Sicilia e soprattutto alla vigente amministrazione, il cui compito dovrebbe vertere sulla risoluzione dei suddetti disagi e nel sollecitare un intervento degli organi competenti quanto prima.
Accogliere e salvare gli extracomunitari (persone che indiscutibilmente necessitano di supporto), ricevendo lodi e elogi catturando la concentrazione dei media deve essere proprio terreno fertile per accrescere la propria reputazione. Aiutare i propri compaesani che chiedono con supplica aiuto invece non apporterebbe nessun beneficio. Secondo delle stime, fra meno di 40 anni si arriverà alla desertificazione. Ma come dobbiamo fare noi che veniamo rigettati e insabbiati come pezzi vecchi destinati a marcire sotto la sabbia? Dove è finita la democrazia?
Debora Errera https://www.facebook.com/debora.errera.5?fref=ts
scarica in formato pdf : 400 persone abbandonate sull’isola di Linosa