Per il periodico Informa Sicilia di Giuseppe Parisi. *** *** *** (clicca qui pensioni_pdf_informa per scaricare in pdf) Da Gennaio l’Inps taglierà i trattamenti in essere riducendo gli importi dello 0,1%. Non è una barzelletta questo è l’ennesimo regalo del governo Renzi, ai pensionati. Ma non finisce qui, nessuna rivalutazione delle pensioni nel 2016 e restituzione dell0 0,1% in più attribuito “erroneamente” nel 2015 perché l’inflazione reale è stata più bassa di quella prevista.
Lo mette nero su bianco il decreto 19 Novembre 2015 del ministero dell’Economia pubblicato giorni fa nella Gazzetta Ufficiale che fissa l’asticella provvisoria di indicizzazione per il prossimo anno e contestualmente determina in via definitiva quella per l’anno in corso, il 2015.
Una sorpresa amara dovuta, “dicono” , alla mancata crescita dell’economia e dell’andamento dei prezzi. Sarà così?
In considerazione che l’andamento dei prezzi a fine 2015 (0,2%) è stato più basso rispetto alle previsione dello 0,3 sulla base della quale, l’anno scorso, era stato calcolata la consistenza delle pensioni, i pensionati dovranno restituire allo Stato i soldi erogati in eccesso. Il prelievo sarà forzoso o per meglio dire direttamente trattenuto sull’erogazione pensionistica.
In poche parole, non essendoci nel 2016 alcun aumento in via previsionale delle pensioni, l’effetto compensazione viene meno e resta solo quello 0,1% elargito in più del 2015 che sarà recuperato con il rateo di Gennaio.
E’ anche vero però, che il mancato aumento del 2016 è un valore provvisorio, in quanto calcolato sui primi nove mesi del 2015, e quindi non è escluso che quello definitivo cambi, speriamo in meglio per i pensionati, con effetto tra dodici mesi.
Il valore zero, infatti, è stato stabilito sulla stima di variazioni positive negli ultimi tre mesi dell’anno (rispettivamente 0,2%; 0,2%; 0,3%).
Il meccanismo di salvaguardia ovvero sia, la perequazione o rivalutazione automatica con l’adeguamento periodico di quanto si percepisce rispetto all’aumento del costo della vita al momento salta, così che, l’assegno dei pensionati sta perdendo di fatto e concretamente,con il passare del tempo, il potere d’acquisto. Una beffa ancora una volta ai danni dei pensionati “normali” ovvero della massa di persone che hanno pagato i contributi pensionistici per una vita, mentre quelle d’oro restano tali e quali, come detto, appunto, “d’oro”.
Insomma, un’altro schiaffo in faccia soprattutto alla classe media che spesso con la pensione mantiene o integra le entrate dei figli e non solo.
In conclusione possiamo ben affermare che nel corso degli ultimi anni la leva della rivalutazione è stata ampiamente utilizzata, da tutti i governi e secondo diverse modalità, per realizzare risparmi per le casse dello Stato. Su questi “risparmi” e su altro ancora, a sperperare e speculare ci pensano poi anche i partiti, tutti, che prelevano per le spesucce elettorali direttamente milioni di euro dalla Casse dello Stato e che non hanno neanche l’obbligo di rendicontare, mentre ai pensionati, si chiede di rendicontare anche il respiro, nella malcelata speranza del “de profundis” dello stesso.
Sulla rivalutazione delle pensioni dell’anno prossimo, peraltro, si “dovrebbero” sentire gli effetti della sentenza della Corte costituzionale ( se questo è ancora uno Stato di diritto dovrebbe essere così), che ha bocciato il blocco biennale introdotto nel 2012-2013 per gli assegni superiori a tre volte il minimo.
Anche questo amici miei, è il Bel Paese. Galbani? Speriamo di no!
Giuseppe Parisi