Per il periodico di Informa Sicilia a cura di ‘Mbaruzzo *** *** ***
L’articolo, o meglio il pezzo, è abbastanza lungo e merita di essere letto con calma in quando induce a serie riflessioni. La direzione consiglia di scaricare il file in pdf cliccando qui condizione_giovanile_pdf_informa per poi poterlo rileggere meglio con ponderatezza.
“ In questo mondo, nella vita, per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda ” . (Eccl. 3.1).
Gli anni dell’adolescenza sono gli anni più belli della vita dei nostri ragazzi ma sono anche i più difficili da superare, perché pieni di problemi che ai nostri occhi sembrano insignificanti, stupidi, ma per loro importantissimi : “ i primi amori; le nuove esperienze di vita; le amicizie, quelle vere e quelle di comodo, quante cose si possono dire sui compagni, su quei ragazzi che si definiscono “ amici ”, amico è colui il quale , quando tutto va per il verso storto, non ti abbandona, ti sta accanto sorreggendoti nei momenti di sconforto; infine ci sono le “ paure ” , troppo spesso causate da ansie di natura sociale o dal conformismo: “ paura di essere male giudicati; paura di non essere all’altezza dell’amico, un po’ più snob o griffato; paura di essere esclusi dal gruppo; paura del bullo di turno “.
Ma fra tutte queste paure ce n’è una in particolare che li assilla, li terrorizza , perché non vedono soluzione, anzi si guardano intorno e vedono il nulla, il vuoto, accompagnato da una grande certezza: la fragilità della vita e di quando brevemente tutto finora avuto possa essere portato via. Hanno paura del “ futuro ” .
Ecco questi sono i pensieri che assillano la mente dei giovani di oggi, adulti di domani.
Chi sostiene che i ragazzi di oggi sono spensierati e pensano solo a divertissi, sbaglia !
Non è affatto vero, essi si divertono sì, forse anche in modo sguaiato ed esagerato, perché questo è il loro tempo per divertirsi, ma allo stesso tempo parlano, si confrontano e si interrogano sul quale futuro li attende, su cosa succederà domani, su quale sarà il loro domani in una società dove sempre più alto è il tasso di disoccupazione, dove chi perde il lavoro non è più in grado di trovarne un altro, dove il primo articolo della Costituzione, quello che parla dell’Italia come “….. una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro ” , sembra esse sempre più sbiadito, vacillante e privo di quel fondamento su cui i nostri Padri Costituenti avevano ritenuto opportuno basare la certezza della Repubblica, ossia quello di garantire un futuro ai nostri giovani.
E’ a questo punto che i nostri giovani si chiedono : – “ Cosa farò da grande ? ” .
Le risposte date, alla giovane età di 16-18-20 anni, sono delle più disparate, a volte originali e a volte fantasiose: “ Vorrei fare il politico e se proprio mi dovesse andare male proverei a fare l’Ingegnere per la NASA ”, oppure “ Mi piacerebbe sposare una ricca ereditiera e farmi mantenere, ma se non
riuscissi a realizzare questo, in alternativa mi potrei indirizzare verso la Medicina o la Politica” .
Sembrano risposte senza senso ma fondamentalmente piene di significato, perché in esse traspare il disagio e la rassegnazione per un futuro incerto, sottolineando che in questa Società vive bene solo chi ha soldi, meglio se caduti dal cielo.
Altri , invece, con occhi speranzosi e più realistici, parlano di ciò che vorrebbero veramente fare da grande.
Finite le scuole superiori, pur consapevoli delle enormi difficoltà che si presenteranno loro, primo fra tutti il test di ammissione alle varie Facoltà universitarie, c’è chi vorrebbe diventare Medico, chi Ingegnere, chi Avvocato, …. e per colpa di quel “ benedetto ” numero chiuso diventato “ troppo stretto ” , violando di fatto il diritto allo studio di ogni giovane, i loro sogni e le loro aspirazioni si infrangono ancor prima di nascere, lasciando spazio, invece, a molti cretini, definibili “ gli idioti del successo ” , figli di potenti che, spesso senza preparazione alcuna e ma pieni di espedienti, strategie, raccomandazioni, e soprattutto tanto danaro, superano facilmente ogni ostacolo sconfiggendo giovani intelletti, che per loro sfortuna non hanno santi in paradiso.
Allora si passa a scelte di ripiego rispetto a ciò che si avrebbe voluto veramente fare, perché “ la vita, la società, spesso ti porta a fare scelte che non sono realmente le tue aspirazioni, quelle che avresti voluto veramente, ma per determinati eventi o decisioni stabilite da altri hanno influenzato il tuo destino lasciandoti solo rassegnazione, amarezza, insoddisfazione, disagio…” .
Quindi non è assurdo pensare che questa gioventù si interroga e fa progetti nonostante sia spaventata dalle notizie che giungono dal mondo del lavoro, notizie che creano ansie e incertezze.
Eppure dobbiamo avere fiducia in loro, perché questi ragazzi in cuor loro non smettono di sperare, di avere ambizioni nella vita, di fare progetti, di avere il coraggio di cambiare la loro vita ed il loro modo di essere , di adattarsi a nuove regole e a nuove situazioni, non rinunciando alla speranza che un giorno, in un attimo, tutto possa cambiare per il meglio, convintissimi che nulla mai resta così com’è.
Cervantes diceva: “ Ieri non è che un sogno e domani è solo una visione, ma ogni giorno ben vissuto rende ogni ieri un sogno di felicità ed ogni domani una visione di speranza.” .
E’ facile attribuire la colpa di questo disagio al benessere in cui li abbiamo fatto crescere in nome della loro serenità , senza capire che le continue richieste, le pretese, sono frutto di
un loro malessere interiore figlio di una società consumistica che cambia troppo velocemente.
Però, il benessere ed il malessere sono sensazioni individuali, un vissuto personale che fa parte dei fenomeni umani, non facilmente misurabili; infatti, questi due termini, se vengono applicati non a singoli soggetti ma alla società, si prestano a molti fraintendimenti.
Chi da giovane ha vissuto il periodo bellico e/o post-bellico, gli anni cinquanta e sessanta, per non dimenticare il ’68 con tutte le sue proteste e i movimenti studenteschi, e fa il confronto con gli anni ’80-’90 potrà affermare che allora dominava il malessere mentre ora , al contrario, il tempo si caratterizza per il benessere .
In questo caso si compie un paragone tra due momenti di vita vissuti dallo stesso individuo, ossia un giovane sessantottino, ieri, e lo stesso soggetto, oggi adulto, in grado di confrontarli e quindi giungere alla giusta determinazione di benessere o malessere; se manca, invece, la conoscenza di uno dei termini del confronto, come potrebbe accadere per un giovane d’oggi, il giudizio potrebbe cambiare completamente acquistando un significato del tutto diverso. Per semplificare il concetto possiamo dire che: “…non è facile far considerare benessere l’alimentazione a chi, come i giovani d’oggi, non ha idea e non ha vissuto l’esperienza di cosa voglia dire fame non sedata.. ”.
Il telefonino, il PC, lo Smartphone, il tablet, l’Ipad, i Social Network, sono nell’esperienza dei giovani d’oggi, dei preziosi strumenti che, con la loro introduzione, hanno semplificato la comunicazione, ma chi è nato con tutto ciò non ha termini di paragone e lo vive come l’ossigeno nell’aria, un elemento praticamente indispensabile della vita.
Troppo spesso noi adulti, diamo importanza ad “ oggetti ” come simbolo d’amore, di benevolenza nei loro confronti, anziché ad espressioni di puro quanto amorevole affetto.
E’ il caso di un abbraccio o di un bacio affettuoso, eccezionale nei genitori d’oggi nei confronti dei figli, e popolare quando si era più ricchi di “ sentimento ” che di “ cose ”.
I sentimenti hanno bisogno di sincerità, il resto si fonda solo su un buon portafoglio.
Non convinciamoci che la generazione attuale debba essere considerata fortunata per tutto quello di cui può disporre.
Molti dei loro desideri sono e rimangono insoddisfatti, per questo è compito di noi adulti educarli al concetto di “ mancanza ”, al valore delle cose e al prezzo che bisogna pagare per conquistarle.
Purtroppo oggi, nell’era della comunicazione globale, i giovani sono sempre più esigenti e se l’oggetto del desiderio diventa irraggiungibile in loro subentra una profonda insoddisfazione e tanta frustrazione.
Oggi il disagio giovanile , che è una caratteristica della loro esistenza, è una condizione di malessere che li fa sentire inadatti in talune situazioni.
Allora si rifugiano in quei rimedi e cattive esperienze, che spesso dopo si trasformano i guai grossi, definiti semplicisticamente “ sballo ” come lo spinello, la droga, l’alcool e quant’altro sia in grado di dare loro quel benessere che tanto manca.
Lentini, 14/12/2015
‘Mbaruzzo