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Archiviata la sbornia dei commenti e delle interpretazioni postelettorali che ci hanno rovesciato addosso le TV e la stampa ecco che possiamo adesso cogliere con calma i dati salienti di questa tornata elettorale.
Superfluo dire che il primo elemento che balza agli occhi è quella grande mole di consensi che si è riversata sulla Lega facendone il primo partito italiano e così consegnando a Matteo Salvini l’indiscutibile investitura di unico leader del centrodestra.
Ma quel 34,3% ci dice anche molto di più, ossia che la narrazione della sinistra ed il suo tentativo di far passare la Lega per un partito neofascista, razzista e xenofobo sono ambedue falliti sul nascere perchè al contrario oltre 9 milioni di elettori italiani che hanno votato quel simbolo non sono e non possono essere considerati alla stregua di pericolosi estremisti in quanto si tratta di comuni e normalissimi cittadini che aspirano solo a vivere sereni e tranquilli in casa propria.
Il partito di Salvini è stato consacrato da questa tornata elettorale come partito popolare di massa nel quale sono confluiti i moderati e – preso atto che in alcune aree del nord ha sfiorato il 50% – con molti tratti in comune a quanto avveniva ai tempi della DC.
Ma l’altro dato che emerge dal voto è la prosecuzione della crisi del PD che ha diffuso l’immagine di dirigenti festanti perchè verosimilmente si aspettavano di sprofondare nella marginalizzazione mentre invece sono riusciti a sopravvivere…altro che’ recupero e alternativa…il PD – numeri alla mano – ha perso per strada altri centodiecimila elettori ma soprattutto non riesce a raccogliere i tanti delusi del M5S pur non avendo alcun antagonista alla propria sinistra. Hanno festeggiato la riconferma dei Sindaci di Firenze, Bergamo e Bari ma hanno tralasciato di ricordare che frattanto hanno perso con il Piemonte l’ennesima regione del loro progressivo declino.
Oggi ovunque e non solo in Italia il successo dei partiti si costruisce attorno alla figura personale e politica del loro leader… e se da una parte c’è Salvini e dall’altra Zingaretti ecco che l’epilogo non può essere che questo.
Lentini li 31.05.201 Danilo Bonelli