LO SCIPPO DI RISCOSSIONE SICILIA E LA LEGGE DI BILANCIO 2021
NE PARLIAMO CON IL PROF. COSTA
Il Prof. Costa, ordinario di Economia aziendale dell’Università degli studi di Palermo è uno dei massimi studiosi e appassionati difensori dello Statuto siciliano. La sua voce si è levata in questi giorni contro l’assorbimento di Riscossione Sicilia da parte del servizio di Riscossione dello Stato, in pratica quella che fino a poco tempo fa era conosciuta come Equitalia.
D. Buongiorno Prof. Costa, che c’è di male se lo Stato si riprende la funzione di riscossione? Perché la Sicilia deve avere una propria società di riscossione?
R. Potrei rispondere intanto “perché c’è scritto nello Statuto che è norma Costituzionale”. Potrei già limitarmi a questo aspetto formale. Una legge ordinaria non può stravolgere la Costituzione, e ricordiamo che lo Statuto è come se fosse una parte speciale della Costituzione della Repubblica italiana, un’Appendice che ne costituisce a tutti gli effetti parte integrante. Ma la ragione per tenere in Sicilia la Riscossione non è solo formale, è sostanziale. Si va nella direzione sbagliata e alla fine sembra che lo Stato ci aiuta, ma in realtà siamo sempre di fronte alla solita condizione di colonialismo interno.
D. Il nostro Statuto dice che, mentre 19 regione si fanno riscuotere i tributi dallo Stato, la Regione Siciliana è uno Stato per i fatti suoi. E’ così?
R. In un certo senso sì. Il nostro Statuto, conquistato letteralmente con il sangue, definisce uno schema di rapporti confederali tra Italia e Sicilia, in cui la sovranità è letteralmente condivisa. Ma le dirò di più: la riscossione è solo l’ultimo anello della catena, la cosa meno importante, l’ultimo brandello di autonomia che ci è rimasto, e che ci vogliono strappare. Ci tocca molto di più: Autonomia impositiva, di accertamento e di riscossione. La Regione-Stato decide i tributi che pagano i Siciliani, li accerta con una propria agenzia delle entrate e li riscuote o direttamente o per mezzo di un agente di riscossione da questa decisa, appunto Riscossione Sicilia spa.
D. Quindi, se la Regione attuasse l’autonomia finanziaria potremmo avere pure una fiscalità di vantaggio?
R. Potremmo abbassare IRPEF e IVA. Per decenni lo Stato ha ipocritamente detto che non si poteva fare perché sarebbe “aiuto di stato” e la UE non vuole. Ma non è vero. La “Sentenza Azzorre” sembra ritagliata sullo Statuto Siciliano, anche se il Ministro Gualtieri la sconosce, o sembra sconoscere lo Statuto. D. Ma forse mancano i “decreti attuativi”? R. Anche questo è falso. Ci sono, e non da ora, ma dal 1948, rinnovati nel 1965. Alla riscossione, per limitarci al tema del giorno, provvede la Regione: è stabilito all’art. 8 del decreto 1074/1965. Quindi non solo la legge di Bilancio è incostituzionale, ma viola anche i decreti attuativi dello Statuto.
D. Sì, è vero, ma nella sostanza Riscossione Sicilia è decotta. Non può essere che lo Stato se la sta riprendendo perché noi non l’abbiamo saputa gestire?
R. Diciamo che prima lo Stato l’ha fatta quasi fallire, e poi l’aguzzino che ci ha ridotto in miseria ci offre la soluzione: la nostra servitù. Lo Stato sottrae alla Sicilia circa un terzo delle imposte dirette, due terzi dell’IVA, la totalità delle imposte prodotte da società esterne in Sicilia e tutti le imposte indirette minori. Un furto che, se anche ci facessimo carico delle poche funzioni ancora svolte dallo Stato, si quantifica in più di dieci miliardi l’anno. Ma questo è un dato generale. Nello specifico di Riscossione, questa è stata sempre azzoppata da passività che le ha appioppato Monte Paschi e per le quali la Regione è ancora in contenzioso. Non vorrei che Riscossione, e quindi la Sicilia, avesse pagato le campagne elettorali del PD. Poi, nel 2020, il colpo di grazia: il blocco delle cartelle ha azzerato le entrate della Società. Quindi la responsabilità è dello Stato.
D. Ma le cartelle sono state bloccate in tutta Italia, non solo in Sicilia…
R. Certo, ma ADER (l’agenzia dello Stato ex Equitalia) è stata ristorata dallo Stato. Lo Stato ha detto: “non hai entrate quest’anno? Ci penso io”. In Sicilia invece lo Stato ci ha tolto le entrate e poi si è girato dall’altra parte… Sembra incredibile ma è così.
D. Ma perché sarebbe importante anche nella sostanza? Che ci guadagniamo a gestire la riscossione?
R. Intanto è un altro centro decisionale che prende il volo, con quello che comporta in termini di fuga di cervelli e di opportunità di crescita professionale. Ma poi conosce il detto siciliano antico “Cu’ sparti avi la megghiu parti?”. La riscossione non è neutrale per i flussi finanziari. Oggi la Regione, che dovrebbe avere pure l’accertamento, è cieca sulle entrate erariali che le spettano. Si deve fidare di quel che dice la Ragioneria generale dello Stato. L’unico occhio che aveva era appunto la Riscossione. Nel momento in cui diamo pure quella dobbiamo fidarci delle elemosine dello Stato. Se un giorno ci dimezzano le entrate potremo dire solo “Signorsì”.
D. Ma, Statuto a parte, non è così in tutte le altre regioni?
R. Certo, ma le altre regioni, in parte anche le altre a statuto speciale, sono a finanza derivata. Vivono di trasferimenti statali o di percentuali di gettito erariale. La Regione che invece dovrebbe avere tributi propri è come un vero e proprio Stato. E come uno Stato deve gestire i propri tributi. Se l’immagina se l’Albania non potesse gestire i propri tributi e si dovesse rivolgere all’Italia per l’accertamento e la riscossione? Sarebbe una vergogna coloniale. Credo che forse una cosa del genere non accada neanche nei Territori Palestinesi con Israele….e ho detto tutto. E poi c’è la tendenza che è preoccupante…
D. In che senso?
R. Nel senso politico che se noi cediamo allo Stato la riscossione, con quale faccia poi chiederemo all’Agenzia delle Entrate, cioè l’accertamento, che ci spetta da 73 anni? Ci rideranno in faccia. Ci diranno: “ma se non avete saputo gestire neanche la riscossione ora volete l’accertamento?”
D. Non c’è niente da fare quindi?
R. Chi l’ha detto? Abbiamo decine di parlamentari siciliani, ne basta qualcuno che si ricordi di esserlo. Ricordiamo che al Senato il Governo sta in piedi per miracolo. Mai come in questo momento si sente la mancanza di un partito siciliano a Roma. Le Regioni autonome, in tutta Europa, sono organizzate in tal senso. L’anomalia è quella nostra: regione autonoma rappresentata da partiti centralisti che hanno stabilito le candidature. Ma siamo in un momento di frammentazione. Molti ex grillini delusi potrebbero aiutarci. In fondo molti di loro, prima di andare al Governo, credevano nello Statuto. Non tutto è perduto. Ma la Regione, Governo ed Assemblea, devono fare la loro parte, non arrendersi prima di avere lottato.
D. Tecnicamente cosa suggerisce?
R. Una cosa semplicissima. Un emendamento. Lo Stato ha messo sul piatto 300 milioni. Vuol dire che la copertura finanziaria c’è. Ma anziché utilizzarli per una cosa incostituzionale, si versino nelle casse di Riscossione, per risanare, superare la crisi Covid, e – perché no – integrare il sistema informativo regionale con quello statale. Un gioco a somma positiva, al quale lo Stato non avrebbe alcuna ragione di dire di no.
D. Una ragione l’avrebbe: la diffidenza, giusta o sbagliata, contro la Sicilia, non crede ?
R. E allora, se proprio necessario, che lo Stato commissari con un proprio amministratore la società per il tempo necessario a risanarla, ma che sia un commissariamento temporaneo. Non ci si toglie mai per un problema contingente la titolarità definitiva di un diritto.
D. Speriamo che qualcuno raccolga questo invito allora?
R. Speriamo sì, c’è una base in fermento. Molti Siciliani capiscono e hanno scritto alla deputazione siciliana. Per me questa è una specie di “Linea Maginot” di “Battaglia di El Alamein”.
D. Addirittura, in che senso?
R. Nel senso che se ci faremo togliere pure questo per la Sicilia potrebbe essere l’inizio di una totale resa incondizionata al più bieco centralismo coloniale. Non è solo la riscossione in gioco. Mentre se manteniamo le posizioni, potrebbe essere l’inizio di una controffensiva per riprenderci tutto ciò che in tanti decenni ci è stato negato. La Sicilia è esasperata e deve reagire, reagire per autodifesa. Non vedo alternative. Questo potrebbe essere il primo passo.
Palermo li, 25.11.2020
di Angelo Parisi