La poesia tutta introversa, volta al “particolare”, raramente s’apre al mondo sociale preferendo la chiusura nella propria monade, ma essere auto-referenziale nell’armamentario poetico non è un veicolo, quanto uno strumento che diviene epilogo e frontiera di confronto interiore. Allegorie, figure retoriche esprimono gli abissi dell’autore che ama rimanere arroccato e tendente al simbolismo.
La poesia estroversa è invece volta al mondo esterno, alla società, si confronta sia nelle scelte esistenziali, sia nella poetica enunciata e manifesta. Nelle opere d’arte antiche, siamo rapiti da un qualcosa d’inspiegabile che non è possibile ritracciare in quelle moderne. Nell’arte moderna tutto è soggettivo a partire la percezione che ha l’artista di questa o quella sensazione, le forme in cui cerca di esprimerla, e la percezione che hanno gli altri di queste forme. Nella vera Arte, al contrario, nulla è accidentale, tutto è matematico e può e deve essere calcolato e previsto in anticipo. L’artista sa e comprende il messaggio che vuole trasmettere e la sua opera non può produrre una certa impressione su di un uomo e un’impressione del tutto diversa su di un altro. Pertanto la sua opera produrrà sempre, con una certezza matematica, la stessa impressione.
I poeti che ho scelto per l’inserimento nel Certamen internazionale sulle Cattedrali si avvicinano al mio senso di fare arte universale e per criteri rispondenti sono stati ammessi a inserire una loro poesia da me scelta nel grande catalogo epocale “L’arte del nostro secolo”che illustra attraverso il fasto magistrale UN PERIODO CHE VA DALL’INCENDIO DI NOTRE DAME ALL’ATTUALE PANDEMIA. Il Certamen indetto dal Critico d’arte e direttore artistico onorifico di Diariodigital Luz Cultural, Arts direct, Arte Storica, Oscar delle arti, Melinda Miceli. scesa in campo per la difesa degli Antichi valori e canoni che contraddistinguono da sempre l’Arte e i Suoi protagonisti, ha i seguenti Patrocini morali: Enciclopedia d’arte italiana, Globus Television e magazine, Donna Siciliana dell’anno, inserito all’interno della rassegna culturale internazionale Sarno città Festival Premio Ippogrifo d’oro, Oscar delle arti. Di seguito le poesie di Alessandra Marinacci e Salvatore Ferla e relativa analisi.
Alessandra Marinacci
Infiniti voli
Corsa di bianchi e neri
lungo infiniti viali della mente,
intrecciati da non poterli sciogliere
senza perdere il senso .
Anelli con tocchi di luce,
ali che catturano l’ombra,
foste compagni di vita.
Escher, sei forse a guardare
l’Infinito in un globo di cristallo
o vedi rincorrersi
scale con angeli curiosi
che si tengono per mano?
A Te, che dell’umana natura,
il mosaico perenne sapesti cogliere,
regalo il mio minuscolo
cercare invano.
Più della meta mi incanta il viaggio
e, più del Sole evidente, l’ultimo raggio.
Quel tocco di giallo, tra le ali contrapposte
mi colma il cuore di speranze nascoste.
“Infiniti voli” di Alessandra Marinacci (primo premio Città di Parma 2019) nasce dalla contemplazione di un’opera di Escher, multiforme genio della rappresentazione grafica e pittorica.
Un doppio anello, formato da ali bianche e nero, rappresenta l’Infinito con le suea varianti spesso dicotomiche; i tocchi di giallo sono per l’autrice, quei fugaci lampi di sole che illuminano l’esistenza e rendono vivibili anche i mondi capovolti di Escher. La realtà del grande grafico fu sempre celata dall’apparenza ed in essa forse solo degli Angeli, curiosi e giocosi, desiderano davvero scendere e salire dalle sue scale, intrecciate, sospese e viste dentro una sfera di vetro. Allora ecco l’incanto dell’Arte, che rende possibile l’irrompere dell’impossibile attraversando la sfera del tempo umano, persino troppo umano.. per non essere guidato dai Messaggeri dell’Oltre.
Salvatore Ferla
Dalla radice di un albero voluta
L’ha così il miracolo voluta
da radice di albero contorto
del cui legno fu privato
per divenir di lei l’aborto.
Croce di materno attaccamento
la concepì in grembo di pietraia
poiché arde nel fusto il tradimento
ma lascia vivi i polloni e la ceppaia.
Viso cui fu fatto dono di bellezza
senza tener conto di misura
che vano è il competere in grandezza
da mani che al cospetto commosser la natura.
Occhi a specchiarsi nel suo cielo
come conchiglie di vetro e alabastro
che và nuvola a squarciarsi come velo
su ogni immagine a sorreggere un pilastro.
Ai lobi delle torri rintoccan le gemelle
che radunano discepoli alla festa
quando l’alba ruba il posto alle stelle
e garrisce come vento alla foresta.
Disfatta, per quante pietre han bruciato,
giacche’ dei lor peccati non curanti.
Ma lei ha raccolto e raccontato,
per farne mura e “fondamenta”.
Ma il sole in fronte ogni mattino
sopra il suo nome nei secoli tatuato
ripassa la sua storia da vicino
dove il bronzo viene al legno mescolato.
Il poeta Salvatore Ferla inserisce la sua ultima poesia nella sezione Certamen del Catalogo L’arte del nostro secolo.
Una poetica “crepuscolare” pervade questi versi intrisi di pascoliana memoria e di estetismo decadente. La menzogna del ‘vivere” attacca ogni cosa, fatta di riflessioni e ripiegamento sulle bassezze, la viltà e il grigiore di un mondo esterno che subisce l’oscura contorsione a partire dalla radice dell’albero. I pensieri gai vengono deposti ed essi passano il testimone alla constatazione poetica del vero che si fa grido di un insano tormento, alla ricerca di una felicità vagheggiata. Elogio ai giorni dimessi di un’esistenza traviata i cui tratti sono avviluppati nell’invenzione poetica di Salvatore Ferla che attraverso il suo linguaggio musicale, rivela l’arcaico tradimento ancestrale.
Dott.ssa Melinda Miceli critico d’arte e direttore artistico onorifico di International Art Prize Giotto, Certamen artistico internazionale sulle grandi Cattedrali d’Occidente.