Siracusa, 01 marzo 2021. Tre generazioni di commercianti di souvenir al Parco Archeologico di Siracusa rischiano la chiusura definitiva. L’allarme lanciato da Michele Mangiafico, ex vicepresidente del Consiglio comunale, è in riferimento alle tredici attività presenti dal settembre del 2008 lungo l’area di Casina Cuti nelle casette in legno realizzate dall’Amministrazione comunale retta da Roberto Visentin e ubicate fino ad allora lungo la strada comunale denominata via del Paradiso, a partire dall’ingresso dell’Anfiteatro Romano e fino all’area antistante la Latomia. “Se la pandemia ha messo in ginocchio da un anno anche questa categoria di commercianti, a pronunciare il “requiem” è intervenuta l’iniziativa della ditta privata appaltatrice del servizio di biglietteria, che, – spiega Mangiafico – con il parere favorevole del Comune di Siracusa, nell’ambito del parere favorevole di una più ampia Conferenza dei servizi, ha realizzato in questi giorni un grande manufatto all’ingresso di via del Paradiso, sulla sinistra, per tornare ad erogare il servizio di biglietteria all’interno del Parco Archeologico”.
“Si tratta dell’ultimo capitolo, probabilmente quello definitivo, che segue la chiusura della biglietteria di Casina Cuti nel giugno 2020 e, poi, l’apertura a singhiozzo, con una Amministrazione comunale, quella che attualmente governa la città, incapace di garantire gli accordi di tredici anni fa. – spiega l’ex vicepresidente del Consiglio comunale – Mi riferisco alle intese che permisero di restituire a via del Paradiso sicurezza e decoro, ma nell’ambito delle quali il Comune prese l’impegno con i vertici del sottogoverno regionale interessati che la Biglietteria, segnatamente quella dei gruppi, restasse a Casina Cuti. Andare incontro ai commercianti di Casina Cuti era ieri, resta oggi, sarà domani un dovere morale. Lo scrivo al di là di chi oggi, transitoriamente, governa le sorti della città di Siracusa.”
Il Comune di Siracusa, a firma dell’allora dirigente al Commercio Enzo Miccoli (ancora oggi dirigente dell’attuale Amministrazione comunale), asseriva il 05/09/2008 che l’area di via del Paradiso fosse vincolata sotto l’aspetto archeologico, ambientale, storico e paesistico e che la presenza dei manufatti fosse in contrasto con le prescrizioni del Decreto legislativo 490 del 1999. “L’occupazione dell’area pubblica antistante la zona archeologica ai fini commerciali” – continuava l’allora dirigente – “ha creato allarme per i problemi correlati alla viabilità, alla tutela dell’incolumità pubblica e privata”. “Nondimeno è rilevante – concludeva Miccoli – l’intervento della Sovrintendenza che a più riprese ha chiesto al Comune di Siracusa una risoluzione della problematica”.
Dai documenti di allora, appare chiaro che la presenza di installazioni in via del Paradiso ostacolasse la fruibilità di beni diffusi riconosciuti come patrimonio Unesco, alterando il decoro urbano e contrastando la tutela dei luoghi della nostra storia. Ad onor del vero, anche la successiva Amministrazione comunale, retta da Giancarlo Garozzo, ribadiva nel luglio del 2013 la posizione della precedente, a fronte di un primo tentativo di spostamento della biglietteria: “Chiediamo l’applicazione degli accordi sottoscritti con la Soprintendenza al momento dell’apertura dei box dell’area di Casina Cuti – dichiarava l’allora sindaco – accordi che consentirono di liberare viale Paradiso dagli ambulanti e di riqualificare la zona”. Ma questa è tutta un’altra Amministrazione.
“Sull’altare della sua fragilità politica oggi soccombono tredici famiglie di commercianti. – conclude Mangiafico – Noi scriviamo che delle due l’una: o si sbagliavano nel 2008 e si sbagliavano per tutti, per cui va consentito ai commercianti di souvenir di tornare in via del Paradiso così come ai più forti titolari del servizio di biglietteria è stata consentita l’installazione di questo nuovo manufatto, oppure si tutela la posizione espressa da due diverse Amministrazioni per dieci anni, secondo una linea che predilige l’assenza di ogni forma di installazione in via del Paradiso. “Tertium non datur”.