Sandro Masala vive a Nuoro e lavora presso il suo Studio Digital Creations, come Art Director. Ha studiato presso l’Istituto d’arte applicata e la Facoltà di Architettura di Firenze laureandosi nel 1991. Dal suo pregevole e straripante curriculum estraggo: il Premio internazionale arte contemporanea indetto dal MAGMMA (Museo Arti Grafiche del Mediterraneo Marchionni) con l’opera “ Paesaggio” , il Luxembourg art prize con l’opera “ La Sagrada Familia”, la partecipazione alla 1° EDIZIONE BIENNALE DI GRAFICA CASA DI DANTE con le opere finaliste “L’uomo e la macchina”, “Sinfonia per meccanismi” e “ Indicium virtutis inventrici foecunditas scientia inceptum”. Concorso Internazionale Art Contest 2017 ; Premio copertina Biancoscuro over the cover. Premio Giuria Popolare Concorso Internazionale Art Contest 2017 con le opere “Cattedrale” ed “Etnico”.
L’opera “L’inizio della fine”si è classificata al primo posto per le Arti Grafiche al “Certamen internazionale letterario ed artistico sulle Grandi Cattedrali” d’Occidente indetto dal Critico d’arte Melinda Miceli.
“ L’inizio della fine” è un’opera realizzata con la computer grafica, definita dall’Artista “digital art composita” in quanto, partendo da un’immagine che viene esasperata nell’ingrandimento, lavorata con pennelli digitali, sovrapposta a texture di cromie diverse e manipolazioni grafiche, si perviene alla creazione voluta e a ricercate cromie. Sandro Masala, rappresentando in modo stilizzato l’evento del 14 aprile 2019, estrae una composizione d’insieme di notevole effetto, nella quale man mano che ci si avvicina alla realizzazione, permette di distinguere elementi sfocati contrapposti ad altri volutamente più incisivi nella costruzione.
Esaminando la figurazione emerge una lunga linea di fuoco, simboleggiata schematizzando la figura di un drago, che parte dalla base dell’opera, avvolgendo la cattedrale e la guglia in particolare. Il drago avvolge nelle sue spire Notre Dame, tempio della Sapienza e domina la manifestazione divina ricreando nella proiezione futura, un Cosmo simile a un caos indefinito, dove tutto attende di riplasmarsi sfavorevolmente. In Occidente il drago è infatti simbolo di devastazione e pericolo; un essere terribile portatore di morte e rovina, molto simile a un enorme serpente, dotato, come nell’iconografia classica, di ali e fauci che sputano fuoco, pertanto la sua presenza si fa metafora del peccato umano sul nefasto evento.
L’aspetto traslato di quest’opera attinge il suo significato semiotico in quel lato oscuro di noi che rimane quasi sempre celato e rinnegato ed al contempo mentre indica di affrontare le tenebre, riconoscendo l’esistenza delle forze oscure; richiama l’epopea e la prova iniziatica dell’eroe che sconfiggendo il drago, dopo aver bevuto il sangue della bestia, ottiene l’immortalità e ne esce accresciuto in conoscenza, gloria ed onore. La testa e la coda del drago sono su questa fitta trama, i punti di provenienza e di ritorno dell’anima umana che ogni uomo deve affrontare per evolversi. Su uno sfondo indaco, figure angeliche lottano contro il drago e le sue lingue fuoco, emblematiche di un’umanità ormai annientata, e insensibile, sempre più lontana da un’interiore spiritualità, sopraffatta da egoismi personali e lotte intestine a livello mondiale.
L’opera di Masala manifesta la rivelazione profetica di realtà nascoste, un sogno apocalittico e visionario posto alla fine dei tempi, nel quale si compie lo scontro fra due regni e due città: la città del male, satanica e la città del bene, la città di Dio flagellata e oltraggiata.
Sandro Masala è anche vincitore nella sezione Arte Digitale a International Art Prize Giotto indetto da Luz Cultural e Arts direct, ideato dal Critico d’arte Melinda Miceli così come l’evento virtuale “Amore contro morte” pandemia 2020 che ha spopolato sulle riviste d’arte per la sua forte risonanza e la profonda lettura dei segni della nostra epoca.
“Frammenti di pandemia”, l’opera presentata, appartiene alla corrente del realismo per il ritmo oggettivo degli elementi che la compongono. Il rosso porpora che avvolge e riveste la scena accende il senso del dolore, rievoca anche il gesto di chi vince e si oppone all’abisso; palpitanti e instabili allusioni e rimandi al mondo che ci separa e ci unisce fusi nel rosso, emblema di dolore e di allerta. La nuova opera “Frammenti”, vincitrice della sezione arti grafiche a International art prize Giotto, ci parla di “tessuti geometrici, poliedri irregolari dai colori celestiali, freddi e caldi, di varie dimensioni, tracciano geometrie tridimensionali. Come intarsi dinamici di un mosaico si dipanano fendendo e svelando la figura di donna che con la sua presenza generatrice e semiocculta, ombreggiata e discreta, inizia alla vita trasmutando il glaciale e disordinato caos. Un inno coloristico alla donna come Archetipo di vita declinato in nuances che si fanno modanature di una speranza di assunzione e di gioia per fugare le ombre scure di un destino represso che vede in quei frammenti di memoria la ricerca umana di redenzione e risurrezione”.
Abbiamo chiesto all’Artista come nasce l’opera ritratto di Melinda Miceli dal titolo Critico verso criticio.
“L’opera “Critico verso Critico” nasce come un omaggio d’arte che ho voluto fare alla Dott.ssa Melinda Miceli storica e critica d’arte, per ringraziarla per l’apprezzamento delle mie opere e per la comprensione della mia ricerca nel campo della computer grafica.
Piuttosto che volerla onorare con una delle mie tante opere, ho preferito crearne una più rappresentativa della persona stessa, immaginando di calarmi nel suo essere per poter giungere ad una sorta d’introspezione, al fine di cogliere l’essenza della pluralità del suo essere: la donna ed il critico e storico dell’arte che mi ha ispirato per la Sua esperienza e Cultura multiforme compendiata da un grande senso introspettivo e ascesi spirituale.
Da questo intento, nasce la contrapposizione di due ritratti nella stessa opera, che a mio parere esaltano le due personalità animiche, distinte ma univoche.
Tutta la composizione viene costruita intorno al voler rappresentare la pluralità dell’essere che può dividersi per poi ricongiungersi in un tutt’uno. Un io che intravvede dietro se stesso, percependo lo sguardo severo ed inflessibile dell’altro io, quasi un conflitto interiore fra le due donne, ma allo stesso tempo l’ammirazione dell’una versa l’altra. Il mio intento era quello di raffigurare la perfetta alchimia tra bellezza, Sapienza, forza, giustizia, orgoglio, equilibrio d’innumerevoli qualita’ che difficilmente si possono armonizzare in un essere se non nel Critico; per la Sua distanza dal tutto insieme alla Sua penetrante visione delle cose ravvicinate e le sue lenti scomponenti, oggi solo il grande Critico puo’ sintetizzare al meglio la figura dell’Alchimista nel conoscere, nell’osservare, nell’interagire e interpretare il perche’ dell’esistere delle cose e dell’essere in ogni suo tratto”.
Piuttosto che volerla onorare con una delle mie tante opere, ho preferito crearne una più rappresentativa della persona stessa, immaginando di calarmi nel suo essere per poter giungere ad una sorta d’introspezione, al fine di cogliere l’essenza della pluralità del suo essere: la donna ed il critico e storico dell’arte che mi ha ispirato per la Sua esperienza e Cultura multiforme compendiata da un grande senso introspettivo e ascesi spirituale.
Da questo intento, nasce la contrapposizione di due ritratti nella stessa opera, che a mio parere esaltano le due personalità animiche, distinte ma univoche.
Tutta la composizione viene costruita intorno al voler rappresentare la pluralità dell’essere che può dividersi per poi ricongiungersi in un tutt’uno. Un io che intravvede dietro se stesso, percependo lo sguardo severo ed inflessibile dell’altro io, quasi un conflitto interiore fra le due donne, ma allo stesso tempo l’ammirazione dell’una versa l’altra. Il mio intento era quello di raffigurare la perfetta alchimia tra bellezza, Sapienza, forza, giustizia, orgoglio, equilibrio d’innumerevoli qualita’ che difficilmente si possono armonizzare in un essere se non nel Critico; per la Sua distanza dal tutto insieme alla Sua penetrante visione delle cose ravvicinate e le sue lenti scomponenti, oggi solo il grande Critico puo’ sintetizzare al meglio la figura dell’Alchimista nel conoscere, nell’osservare, nell’interagire e interpretare il perche’ dell’esistere delle cose e dell’essere in ogni suo tratto”.
Melinda Miceli critico e storico d’arte