I sottoscritti Medici con la presente intendono rappresentare il loro disappunto nella gestione della pandemia da Covid 19 che ha di fatto svilito la nostra professione.
Ogni Medico deve includere fra i principi che guidano il suo operato l’attenzione e la solerzia proprie del ricercatore, dello scienziato.
In virtù di ciò, nel corso della pandemia, i Medici hanno continuato ad operare al meglio delle loro possibilità e molti di essi hanno posto in essere le cure domiciliari (pionieristiche all’inizio e poi sempre più organizzate), con farmaci di uso comune, ottenendo grandi risultati quali la riduzione e, in molti casi, l’azzeramento della ospedalizzazione e soprattutto la completa guarigione dei pazienti affetti da Covid 19.
Nonostante ciò, dopo oltre 14 mesi, il protocollo terapeutico “istituzionale” non ha subito alcuna sostanziale variazione rispetto alla iniziale indicazione di “vigile attesa e tachipirina” ed è mancato un aperto confronto dei vertici ministeriali e degli Ordini professionali con gli illustri Colleghi che, con le loro esperienze, hanno dimostrato l’efficacia delle cure domiciliari.
Anche la Fnomceo ha svolto prevalentemente una attività di controllo repressivo, in ossequio alle direttive governative, venendo meno all’interesse generale di ricerca delle migliori cure del paziente.
Solo il lavoro retrospettivo del Prof. Remuzzi e Collaboratori ha dato visibilità ai risultati dei Colleghi che, in scienza e coscienza, hanno preferito derogare al famigerato protocollo (“tachipirina e vigile attesa”) ed individuare terapie alternative più efficaci.
In più, l’art. 4 del D.L. 44/2021 ha statuito l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari con pesanti ripercussioni in caso di dissenso, modificando, in tal modo, i requisiti di idoneità lavorativa fino ad ora vigenti e condivisi; ciò sulla base di assunti (emergenza sanitaria, possibilità di contagio dall’operatore sanitario al paziente, efficacia della profilassi vaccinale, inefficacia delle cure domiciliari) che non hanno alcun fondamento né giuridico né sanitario.
A parte i profili di incostituzionalità, già sollevati, dovuti principalmente al fatto che trattasi di farmaci genici in fase di sperimentazione e dei cui possibili eventi avversi né le case farmaceutiche né lo stato assumono la responsabilità, si eccepisce l’assenza di tutela dei sanitari da parte degli Ordini e degli Enti a ciò preposti, nell’interesse della scienza e quindi di tutta la collettività.
Lascia, inoltre, perplessi la scelta della Fnomceo, rappresentata dal presidente Dott. Anelli, di trascurare il dibattito scientifico, fulcro della vera Scienza, per aderire passivamente alle scelte ministeriali, venendo meno così ai propri compiti istituzionali.
Ed è ancora più surreale la succube accettazione del decreto legge sull’obbligo vaccinale, che prevede, come detto, quale misura sanzionatoria, il demansionamento o addirittura la sospensione dello stipendio per quei Medici che, scegliendo di rifiutare una profilassi non necessaria, palesemente sperimentale, irresponsabilmente imposta, saranno ritenuti privi del “fondamentale requisito” per continuare ad esercitare quella professione che li ha visti per più di un anno ottemperare pienamente ai loro obblighi etici e professionali nella cura dei pazienti affetti da Covid 19.
La palese negazione di ogni forma di dibattito scientifico non è a fondamento della nostra professione e di ciò la classe medica è responsabile al cospetto dei Cittadini.
Ci aspettavamo, invero, un Ordine professionale a tutela dei propri iscritti e vigile nel loro operato all’insegna del principio di “Scienza e Coscienza” con l’incoraggiamento e l’indirizzo (anche nei confronti dei vertici ministeriali, spesso formati da politici o amministrativi) verso le terapie, quali quelle domiciliari, che hanno ottenuto i migliori risultati nell’interesse della collettività.
Questa lettera aperta vuole essere innanzitutto stimolo alla revisione dell’azione fin qui condotta dagli Ordini professionali in modo da suscitare un congruo e fecondo dibattito che, siamo certi, preluderà all’adozione di quegli idonei correttivi delle linee di pensiero tali da renderle più aderenti alla missione etica e sociale propria dei nostri organi di rappresentanza professionale.
Distinti saluti