Premessa:
Prendiamo spunto da uno scritto pubblicato da un mio amico e collega, già Ufficiale dei Bersaglieri Gen. Capitini che quasi totalmente rubo. Stiamo facendo qui per i profani, una disanima dal “nostro” punto di vista militare relativamente alle operazioni in atto in Ucraina, ne più ne meno. Nessun coinvolgimento emotivo o di schieramento. Si parla di guerra, cosa tremenda e non di una amichevole in casa. Sia super chiaro questo.
Giuseppe Parisi
Stiamo assistendo in questi giorni a un fiorire di strateghi militari già ex giornalisti oggi tutti esperti in arte della guerra e geopolitica internazionale.
Vediamone alcune affermazioni assai grottesche.
La Prima. “L’esercito Russo è in ritardo nella conquista dell’Ucraina. “
Viene spontaneo chiedersi rispetto a chi e a cosa sono in ritardo. Devono prendere un treno, parte un bus ? Mha!
Secondo la dottrina ex-sovietica e oggi russa una divisione corazzata e\o di fanteria meccanizzata in offensiva, in un giorno avanza da 40 a 70 km.
Poco si potrebbe affermare, ma muovere 20.000 uomini con carri armati, camion, autoblinde, cannoni, lanciamissili, veicoli corazzati per il trasporto, officine, ospedali, cucine da campo, e altro in sicurezza, non è roba da poco, dice Capitini: “Se paragoniamo questa velocità con quella del nostro Suv sono davvero lenti, ma noi trasportiamo solo tre valige, moglie, due figlie e cane“.
Per di più dopo un tot di giorni, tre o quattro, i reparti militari, tutti, cosacchi compresi, si devono fermare per quella che è definita “sosta operativa”.
Sono soste già pianificate prima dell’offensiva dove vengono svolte centinaia di operazioni diverse, quasi tutte logistiche e tutte assolutamente necessarie. La blitzKrieg non si misura quindi in termini di ore o minuti come l’intervento della volante della polizia, ma in giorni o settimane.
La seconda:
“I russi stanno bombardando indiscriminatamente le città, uccidendo donne e bambini”.
Crudele, ingiusto ma parziale. Secondo molte analisi, l’offensiva russa non ha fatto ricorso in modo ampio al sostegno di fuoco aereo e di artiglieria, uno dei punti di forza degli eserciti russi fin dai tempi di Napoleone.
E perché?
Per diversi possibili motivi. Forse perché Putin non è Gengis Khan e non ha alcun interesse a infliggere ingenti perdite agli ucraini, specie civili, perché è proprio con loro che i russi dovranno convivere prossimamente e non gioverebbe all’immagine dei russi che con questi morti non ne uscirebbe bene di fronte alla opinione pubblica monmdiale.
Ma noi crediamo più ad una ragione più tattica.
Nei primi giorni dell’offensiva il comando russo ha infatti deciso di privilegiare l’avanzata rapida in profondità il che li ha costretti a lasciare indietro molte unità di artiglieria notoriamente più lente della fanteria.
Ma non si può andare avanti in eterno; prima o poi ci si deve fermare per ripianare il carburante nei serbatoi, far riposare i soldati, riparare i mezzi che si sono avariati per strada, spostare ospedali da campo, vedere se c’è da aggiustare il piano iniziale e anche…far serrare sotto le artiglierie e soprattutto le munizioni per loro stessa natura pesantissime.
Mentre a terra si fa questo in aria che succede? Si va avanti con sortite di elicotteri e di caccia-bombardieri (in verità poco o quasi per nulla utilizzati) per mantenere la pressione sull’avversario e non dargli tempo e modo di migliorare la propria difesa. Anche qui occorre una precisazione.
Non solo Tom Cruise in TOPGUN, ma anche i russi hanno necessità di pianificare con attenzione gli obiettivi da colpire con il fuoco aereo. Perché? Perché volare in guerra è un affare molto complesso e rischioso.
C’è da stabilire il numero di velivoli da impiegare per la missione, le rotte di avvicinamento e di scampo, il tipo di armamento che si vuole usare per il compito che si è assegnato, coordinarsi con l’artiglieria che a terra potrebbe spararvi scambiandovi per qualcun altro… e via così. L’idea di aerei che svolazzano in cerca da una preda da ghermire come cacciatori in una battuta al fagiano sarà romantica ma non è realistica.
La terza:
“I russi non entreranno mai in città, sarebbe un’ecatombe!”
E chi ci pensa?
Ogni militare sa benissimo che spostare il combattimento all’interno di un centro abitato significa far arenare le operazioni in una caccia all’uomo condotta casa per casa che si può protrarre per lunghi periodi di tempo.
Secondo manuale , a nostro avviso l’esercito russo sta più ragionevolmente puntando all’aggiramento dei principali centri urbani, per isolarli e continuare a procedere in profondità nel territorio.
Certo in molte città si sono registrate incursioni di piccoli reparti di fanteria, infiltrazioni di forze speciali, incursioni aeree ma niente di più. Il problema per il comando russo è semmai bilanciare le forze da dedicare per mantenere l’accerchiamento delle città .
La quarta:
Dicono i nostri giornalai che “I russi sono così tanto disorganizzati abbandonano i carri in mezzo alla strada senza carburante!”
Balla esorbitante!
Il fattore logistico è in realtà il più complesso e difficile da trattare in ogni campagna militare ed è efficace ed efficiente, in otto giorni sono arrivati a Kiev, accerchiato Kharciv, Mariupol e altre città merito della logistica logistica .
Cio non toglie che gli ucraini più che attaccare le corazze dei carri stiano puntanto con valida mossa , a colpire il sistema logistico ovvero le colonne dei rifornimenti, cuore del sistema offensivo di tutti gli eserciti in movimento.
La quinta:
“C’è una colonna di 60 km di carri armati ferma a pochi chilometri da Kiev pronta a entrare in città e fare un massacro ma l’eroismo dei soldati Ucraini li ha fermati !”.
Se si esclude il Grande Raccordo Anulare sotto natale, 60 km di automezzi fermi vogliono dire che i russi hanno prima di tutto la certezza che l’aeronautica ucraina e i loro elicotteri non sono più operativi e che in secondo luogo hanno fatto avvicinare le forze in secondo scaglione per alimentare e sostituire quelle in primo che sono a contatto dal primo giorno dell’avanzata.
Queste alcune delle grossolane considerazioni che spero possano essere utili per meglio comprendere cosa succede a chi di noi si affida necessariamente alla TV e ai suoi racconti emotivamente coinvolgenti ma professionalmente indecenti.