«Ci sono parole che sanno cambiare il mondo. Che entrano nei cuori, li accendono e danno forza per andare avanti. E poi ci sono gli abbracci di chi ti vuole bene, dove entri dentro la stretta e sai di essere a casa. Di essere tornato e andato avanti nel medesimo istante, quasi che la vita fosse un mutare e restare sempre identica, come l’acqua del fiume.»
L’acqua è materia fluida, come i ricordi che procedono seguendo il movimento della risacca, scivolano in alcuni punti, si soffermano in altri e spesso tornano indietro per ripartire dall’inizio. Ed è questo l’andamento del romanzo La signora dell’acqua, un procedere da Sara, voce narrante giunta nella casa di famiglia per evitarne la demolizione, che avverte lo scorrere dell’acqua nelle fondamenta e segue le voci che l’acqua le consegna: le storie di chi in quella casa è vissuto, come lei, e come lei ha dovuto confrontarsi con la sua natura.
In questo andamento temporale fluido, il romanzo si fa coro di una famiglia nell’arco di un secolo, intrecciandosi con un presente che è confronto-scontro tra Sara e la figlia Mirta alla ricerca di una soluzione per la casa e per l’acqua preziosa che scorre sotto.
La signora dell’acqua è un racconto intenso, dal linguaggio evocativo e a tratti lirico, che è anche un inno alla vita di cui l’acqua è simbolo, oltre che materia preziosa che va cercata, difesa, preservata. Ma il dono dell’acqua è anche la metafora della nostra natura che a fatica riconosciamo, ma che, se accettiamo, compiremo il primo atto d’amore verso noi stessi, conciliandoci con il nostro passato e il nostro presente, con noi e gli altri.
Sinossi
Sul fianco di una montagna, affacciata sul lago, in un luogo dimenticato e nascosto tra la provincia di Trento e di Verona, c’è una casa bianca. Ed è da lì che tutto inizia. Da lontano, quando il sole illumina i muri, sembra una perla o una conchiglia, appoggiata per caso in quel luogo impervio. È lì che Giovanni ha deciso di costruire con i pochi soldi portati a casa dopo gli anni in Merica ed è lì che ora Sara, sua nipote, ha fatto ritorno dopo molti anni di assenza, perché la casa è in pericolo, al suo posto vogliono costruire un’autostrada, e Sara non può permetterlo. In quella casa, infatti, si sono intrecciati i destini di Giovanni e della moglie Ines, le vite brevi di Erminia, Maria, Giuseppe e degli altri fino a Italia e a Sara. E, soprattutto, è lì che Sara ha ricevuto il dono che si tramanda nella loro famiglia, il dono dell’acqua, che scorre sotto le sue fondamenta. Come Giovanni, anche Sara sente l’acqua e sa come e dove trovarla, avvertendo con la forcella di salice la vibrazione che indica quale sia il luogo. I doni, però, come le ha sempre ricordato suo nonno, sono croci da accettare e da sopportare. E così è stato per lei che in un pozzo ha perso l’amore della sua vita. Ora che è tornata a casa, è giunto per Sara il momento di ripercorrere la storia familiare che ha condotto fino a lei, una storia di risvegli e di ritorni, di ferite e di cicatrici, di madri e figlie che si scelgono, di un continuo mutare che poi sempre riporta a casa. E, soprattutto, di quel dono amato e odiato.
Quello sarà il suo lascito per la figlia Mirta, a cui spera di riavvicinarsi, e sarà il suo modo per mettere in salvo l’amata casa.
L’autrice
Elena Pigozzi è scrittrice, giornalista e insegnante. Ha scritto testi umoristici per Giunti, quali: Come difendersi dai Milanesi, Come difendersi dai Romani, Come difendersi dai Napoletani, e sempre per Giunti il saggio La letteratura al femminile, mentre per il teatro il monologo Dalla parte di lei, tratto da Ovidio.
Nella narrativa esordisce nel 2009 per Marsilio con Uragano d’estate (Premio Penne 2009 Opera Prima), quindi per Piemme nel 2020 con L’ultima ricamatrice (Premio Pavoncella 2021 per la creatività femminile), infine nel giugno 2022 con La signora dell’acqua, sempre per Piemme.
È dottore di ricerca in Linguistica applicata e Linguaggi della comunicazione e diplomata alla scuola di specializzazione in Comunicazioni sociali dell’Università Cattolica di Milano.
Per l’IRCCS Ospedale “Sacro Cuore – don Calabria” di Negrar di Valpolicella (Vr) tiene laboratori di Medicina narrativa, “Storie che curano”.
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