CONSIDERAZIONI POLITICHE DI VINCENZO PUPILLO

Riportiamo un post pubblicato sui social  che, con il sonsenso dell’autore, ritenendolo di interesse per i nostri lettori, integralmente pubblichiamo.
CONSIDERAZIONI POLITICHE DI VINCENZO PUPILLO
Non mi sono mai piaciute le letture emotive perché la politica non è il terreno dei sentimenti ma lo strumento razionale per conseguire il bene comune.
Per questo ritengo che il parametro di valutazione della nuova amministrazione di Rosario Lo Faro non debba essere l’indignazione, anche se la disinvoltura dei comportamenti di tanti oggettivamente la stimola.
Tengo sempre presente che un’amministrazione si giudica sempre alla fine per i risultati che consegue e mai all’inizio per l’affabilità dei partecipanti.
Di questa vicenda politico-amministrativa una è la cosa che mi ha colpito di più e non riguarda Lo Faro.
Lo Faro mi sembra pervaso da una naturale debolezza umana che, nella bilancia fra la coerenza delle azioni che lo condurrebbe alle dimissioni e la perversione delle scelte che gli assicura qualche mese di vita in più, prende convintamente la seconda strada. Non è il primo e non sarà l’ultimo della categoria.
Ovviamente copre di giustificazioni il suo cammino, ma l’uomo è navigato e non vuole far trasparire l’indole personalistica del gesto.
A me pare, invece, che il punto politico di questa vicenda è un altro ed è quello che il gruppo dirigente dei partiti di centrodestra di questa Città non supera la prova di maturità.
Antagonisti sia dell’amministrazione di Saverio Bosco prima (anche se qualcuno ne ha fatto parte) sia del “Patto Civico” poi (definito a più riprese un “centrosinistra camuffato”) e sostenitori di candidati e progetti alternativi alle “due sinistre parallele che non si incontrano mai”, dopo aver proclamato a squarciagola “il fallimento trentennale del governo della sinistra in questa Città” (espressioni loro), piuttosto che affrontare nuove elezioni si accomodano al potere con uno scarto del centrosinistra entrando da una finestra dello scantinato.
Dilapidano un patrimonio di credibilità che hanno costruito nel tempo per un angolo di felicità.
Ognuno è artefice del proprio destino ma le amministrazioni che nascono senza un mandato popolare normalmente hanno il fiato corto, non sono figlie della passione cittadina ma luogo di compromesso di interessi.
Meglio di me lo ha sottolineato il consigliere Luigi Campisi, che uomo di tradizione riformista certamente non è.
A chi, invece, confonde lo spartito con l’interprete e si acconcia al motto bartaliano “tutto sbagliato, tutto da rifare” ricordo che i due anni di amministrazione del “Patto Civico” lasciano un patrimonio importante per il Comune e per la Città: l’azione di risanamento finanziario, la fuoriuscita dal dissesto, i bilanci e i rendiconti approvati, il piano di rientro dal disavanzo che ha evitato un nuovo dissesto, i progetti di rigenerazione urbana (condivisi con l’amministrazione di Saverio Bosco), i fondi per l’informatizzazione dei servizi, il SIRU, il PON Città Medie, i finanziamenti per l’edilizia scolastica (se l’insipienza di Lo Faro non li spreca), le nuove relazioni con il personale, la riorganizzazione dei tributi, il bilancio partecipativo, il “Fondo Sostegni” per le nuove imprese, la valorizzazione delle associazioni, il nuovo piano industriale sui rifiuti, un mare di finanziamenti nei lavori pubblici. E altro ancora che adesso mi sfugge.
Fosse anche solo per questo ne è valsa la pena.
Pur nella totale distanza delle valutazioni ai nuovi amministratori auguro un buon lavoro. Troveranno tanti impiegati seri e preparati e un buon terreno arato al quale, se umili e attenti, potranno attingere.
                                                                                                                 A cura di Giuseppe Parisi
Ecco il link per chi volesse ulteriormente aggiornare (fare copia e incolla) :
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