Intervista a Stefano Gianino, la mia terra, la mia arte e quel brivido che ti fa arrivare alla luna – di Laura Gorini

La Sicilia è un’anziana signora con le sue imperfezioni che non ha mai smesso di darsi un tono

Classe 1991, Stefano Gianino è uno degli attori più promettenti del nostro Cinema. Partito con il sogno di farcela nel mondo della recitazione, si è messo in gioco e, dopo tanto studio e tanta gavetta, si è fatto ammirare, oltre che in Teatro e in svariati spot pubblicitari, in svariati cortometraggi e fiction di successo anche di respiro internazionale. Lo troviamo infatti in The White Lotus – stagione 2, così come nella prima di Vanina e nella terza di Makari.

Stefano, un siciliano a Roma. Che cosa hai portato della tua terra nella Capitale?

La musicalità della mia lingua, le ricette di mia nonna, un poco di malinconia ma tanto coraggio.

Che effetto ti ha fatto recitare in Makari?

Quando ricevetti la notizia, dalla mia agente, ero seduto a tavola con i miei genitori durante uno dei miei brevi ritorni in Sicilia. Avevo da poco finito di girare il mio primo film. Ricordo di aver “fatto volare” il tavolo iniziando a gridare e a piangere dalla gioia, correndo per tutta casa. Era il mio primo coinvolgimento in una serie TV Italiana dopo l’esordio nella serialità internazionale con The White Lotus 2. Avevo già visto le prime due stagioni di Makari e il pensiero di condividere un set con attori come Claudio Gioè, Domenico Centamore e Filippo Luna con lunghe carriere alle loro spalle mi ha reso davvero orgoglioso.

Indubbiamente la località ha subito una nuova impennata turistica dopo che è andata in onda la serie. Da siciliano come hai vissuto tutto ciò?

Con grande gioia! Mettere in moto l’economia locale, far conoscere la nostra Sicilia nel mondo, per la nostra bellezza la nostra storia e farlo attraverso un’industria che non fa né morti né feriti (come lo è quella del Cinema) credo che sia un grande successo per tutta la comunità. L’Industria Cinematografica va sostenuta ed alimentata.

Molte fiction italiane di successo sono perlopiù ambientate a Sud del nostro Paese. Per quale motivo secondo te?

Questa è una bellissima domanda. Le motivazioni credo che siano più di una. In primis perché la Sicilia nel tempo credo che abbia mantenuto paesaggisticamente parlando la sua natura selvaggia che le da ancora il fascino di quei luoghi “incontaminati” in cui il tempo sembra essersi fermato. La Sicilia è bella con i suoi difetti, è un’anziana signora con le sue imperfezioni che non ha mai smesso di darsi un tono. Ha molto sofferto e quindi ha tantissimo da dire raccontare. Altro aspetto importante è appunto questo, ovvero che la Sicilia ha davvero tanto da narrare. Insomma, ha una storia infinita. Basti pensare a tutte le dominazioni che nel tempo si sono succedute.

Ultimamente ti abbiamo visto in Vanina accanto a Giusy Buscemi che impersonava la protagonista. Siete indubbiamente due bellissimi. La bellezza per te è stata talvolta un ostacolo per la professione di attore?

Assolutamente no, non è stato un ostacolo, magari inizialmente hai qualche difficoltà a farti notare per le tue altre qualità, quello sì.

Come è cambiata la concezione del recitare oggigiorno?

Qualche attore più grande di me saprebbe sicuramente rispondere meglio a questa domanda. Dalle grandi Dionisie tempo ne è passato, ma i sentimenti esperibili dall’uomo sono rimasti sempre quelli. Il modo di pensare alla recitazione è sicuramente cambiato non saprei dire se evoluto o regredito. Sicuramente si è passati da una fase in cui la recitazione era patinata e credo che oggi si stia cercando di rimuovere quella patina. Meglio? Peggio? Non so dirlo, direi gusti!

Credi che finalmente sia riconosciuto lo statuto di mestiere?

Esiste l’Industria Cinematografica, quindi esiste il mestiere dell’attore come quello del macchinista, del regista, del runner, del segretario di edizione ecc. Mancano sicuramente delle tutele nei confronti della nostra categorie che non ci permettono di pensarlo come ad un qualsiasi altro mestiere, ma tantissime associazioni stanno lavorando sodo affinché le condizioni migliorino.

Perché l’Arte viene spesso vista come un hobby secondo te?

Banalmente risponderei perché viviamo in una società materialista.

Che cosa te la sentiresti di dire a un giovane che ha sogna di lavorare per il Grande e Piccolo Schermo?

Se siete persone a cui piace il brivido di una vita piena di sorprese e di sfide e che può mettervi all’angolo e farvi arrivare sulla luna, avete scelto la strada giusta.

foto di : Andrès Hernndez