Per il periodico Informa Sicilia di Nelly Ricco *** ***
Non avevamo dubbio che la mozione di sfiducia non passasse, come non avevamo dubbi che la seduta all’aula consiliare di lunedì 10 sarebbe durata un eternità.
Tra varie sospensioni e time out vari, appelli e contrappelli dalla convocazione ufficiale alle 18.30 il vero inizio avviene almeno un’ora dopo, perché per un ora e mezzo il pubblico ha dovuto sorbirsi la manfrina dei soliti dispetti tra ex maggioranza e opposizione: per eleggere il vice presidente del consiglio, diverse votazioni schede bianche, fuori il nominativo di Nazareno Nicotra, ma poi la spunta Guido Mirisola.
Tra i vari disturbi causati dai telefonini dei Consiglieri agli altoparlanti della sala la tensione ha fatto la sua parte sia tra gli spalti che tra le poltrone del Consiglio, eppure nonostante la situazione seria, qualcuno laggiù ancora ha trovato il coraggio di ridacchiare.
Il pubblico ad osservare quanto mai numeroso, caldo e prevedibilmente con molta rabbia in senno. In fondo dovrebbero iniziare a provare anche un po’ di vergogna in più, ma dove non c’è vergogna, manca virtù e onore, anche se dagli spalti si sono abituati a arringhe così meticolose e spettacolari che non è più così facile meravigliarsi e anche l’onore perde la sua autenticità. Il sindaco si fa tanto onore da solo sempre, e soprattutto in questa occasione, con un intervento di 90 minuti: roba da film d’autore.
Anche alcuni uomini all’opposizione rendono al primo cittadino tanto onore con le loro premesse alla loro forzatissima mozione di sfiducia. Portal e Mirisola sin da principio sono stati i Consiglieri d’Opposizione in un qualche modo più vicini al sindaco, tutti lo sanno da tempo, anche se nessuno lo dice. Proprio qui lo hanno formalizzato. Entrambi commossi del discorso all’umanità lentinese che il primo cittadino ha tenuto in piedi dalla sua postazione, Guido Mirisola ha francamente espresso la sua scelta di votare la sfiducia con molto dispiacere e perché “sono i Lentinesi a chiederlo”, invece Portal quasi con le lacrime agli occhi ha suggerito a Mangiameli di scrollarsi di tutto ciò che lo ha impedito di lavorare al meglio, e iniziare a fare la voce grossa negli uffici, con un discorso ad effetto che tocca il punto più sottile quando questi, rivolgendosi al pubblico presente per fare un esempio delle cose che avrebbero potuto sollevare il paese, cita la mancata realizzazione di una discarica nel territorio “che avrebbe portato soldi e almeno venti posti di lavoro”.
Di fatto per circa un ora e mezza il Sindaco di Lentini vittima delle vittime della burocrazia ha reso contenuti e immagini dei suoi otto lunghi anni di carica elencando tutto quello che di buono e di bello ha fatto per la sua città, mettendo però le mani avanti per evitare cadute brusche: ” … tutto quello che non è stato realizzato o risistemato è addebitabile alla mancanza di fondi e ai problemi economici comuni in tutte le città siciliane “.
In conclusione, nonostante un teatro di circa sei ore la “Mozione di sfiducia” non va oltre gli 11 voti come era ipotizzabile e Alfio Mangiameli resta il sindaco di Lentini a meno che il suo partito non chiederà le sue dimissioni per una nuova possibile strategia di purificazione mediatica.
L’uomo che “riesce a guardarsi allo specchio senza timore alcuno” ha perso per l’ennesima volta l’occasione per chiedere scusa ai suoi concittadini. L’unica certezza è che d’ora in poi il pubblico sugli spalti sarà sempre più consistente e furente, in risposta proprio al sindaco che non ha dimenticato neanche stavolta di punzecchiare, in quanto ai valori massimi della sintassi italiana lo apostrofa come: “presenza straordinaria per l’occasione, che dovrebbe essere sempre così, invece lo fa soltanto quando c’è qualcosa che arricchisce o quando è gratis, visto che ormai si dice che è meglio andare al Consiglio che al Teatro”, e in responso ad alcuni consiglieri che spesso additano i cittadini in quanto irresponsabili e noncuranti della cosa pubblica se non rimangono a vedere il loro “Teatro” fino all’alba, e che sono convinti che non ci sono cittadini tra il pubblico a chiedere la sfiducia ma solo aspiranti a candidarsi alle elezioni.