Per il periodico Informa Sicilia di Antonino Risuglia *** *** ***
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Per fortuna la Cultura, quella Alta che fa crescere il destinatario/recettore attento, esiste.
Per disgrazia della società civile i destinatari/recettori sono scarsi quantitativamente, almeno così è stato in occasione della presentazione del pregevole libro del prof. Frasca nell’Aula magna del Liceo Gorgia di Lentini.
È vero che il momento dell’attuale calendario è pieno zeppo di iniziative – da molti pomposamente definiti eventi- a vario titolo celebrative, alcune di ottimo livello, altre di livello diverso, ma è anche vero che un’occasione per meglio affondare la nostra attenzione nella ricerca delle nostre radici che danno linfa alle fronde, non andrebbe mai persa!
Introdotta dal padrone di casa il Preside Dirigente scolastico, prof. Bonfiglio, che ha evidenziato i meriti e le potenzialità di incidenza positiva nel quotidiano della buona scuola, specie se essa, oltre ad essere “buona”, si fa anche “bella”, l’opera di Frasca ha avuto come dotti e colti relatori la Direttrice del locale museo, dottoressa Musumeci e il prof. Sgroi.
Forse per gli astanti è stato un vantaggio il fatto che l’uditorio non sia stato particolarmente numeroso, col rischio che esso diventasse disturbante, perché in tal modo sono riusciti a cogliere per intero e nella su profonda essenza quanto detto dagli oratori. Cose molto interessanti in attesa di essere ulteriormente sviluppate e approfondite con la lettura del libro proposto nell’occasione.
Un aspetto in particolare è stato evidenziato, perché rivelato dagli studi archeologici, che le “colonizzazioni” greche, al di là del mito che si è attribuito ad esse, non hanno civilizzato delle popolazioni incolte –in certi casi è vero esattamente l’assunto contrario- ma, talora, hanno appreso tecniche artistiche proprio dagli indigeni.
La lettura del libro dovrebbe ulteriormente aprire in tale direzione la mente a chi lo ha acquisito e lo leggerà.
La redazione di queste note vuole creare l’occasione, in chi le leggerà, di riflettere sulla nostra storia e sulla nostra cultura specifica di popolo di Lentini: probabilmente tale cultura non avuto grosse fratture di continuità fino ai nostri giorni e di essa si ha un ampio riscontro in vasti strati della popolazione attuale. In forza di ciò perché non creare una sollecitazione a questi strati perché si uniscano in uno sforzo per documentare tale continuità, da proporre, a chi ne abbia interesse e stimoli culturali, in un excursus che parte dalle origini preistoriche ed arriva fin quasi ai giorni attuali.
Lentini ha gente capace di fare ciò in maniera organica: storici, archeologi, letterati, economisti, artisti a vario titolo ed altro ancora, seguendo dei percorsi logici/cronologici, compreso quello che, recuperi l’origine molto probabilmente lentinese dei cosiddetti “Bronzi di Riace”, quali doni da recare alla Grecia in occasione del viaggio di Gorgia fatto colà per ottenere aiuti militari. Il punto in cui detti reperti sono stati raccolti sta, infatti sulla rotta che da Lentini va in quella direzione.
E questo sarebbe soltanto un caso da sviluppare. Un altro, altrettanto importanze ce lo fornisce il libro recensito, col mettere in parallelo la rilevanza delle “cave” di Lentini, di Matera e di Modica, che gli altri due siti sono riusciti a valorizzare in maniera egregia e proficua.
Cervelli lentinesi, cosa si aspettate per svegliare la nostra città dal torpore per indirizzarla verso obiettivi attuali permeati di storia, di cultura e di civiltà?