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AIDA ABDULLAEVA- LA PITTRICE DI ORIGNE RUSSA IN UN’INTERVISTA DI DAMIANO CONCHIERI
A cura di: Damiano Conchieri
Aida Abdullaeva è di origine russo-uzbeka, nasce a Tashkent nel 1969 da una famiglia di ingegneri. Sua madre, grande amante dell’arte, trasmette la sua passione alla figlia che sin da piccola manifesta una spiccata dote artistica, e frequenta corsi di disegno. Dopo essersi brillantemente diplomata all’Istituto Artistico della capitale, si iscrive all’Università e si laurea in Lettere e Scienze Culturale (Scienze Artistiche di Metodologia e Organizzazione delle Attività Educative e Culturali). Nel frattempo partecipa a numerosi concorsi riscuotendo lusinghieri risultati di critica.
Nel 1998 si trasferisce in Italia. Dal 2002, sempre alla ricerca di nuovi motivi di espressione artistica, inizia a lavorare presso la bottega della ceramica artistica del noto Maestro Vittorio Pimpinelli a Gualdo Tadino. Da lui consigliata, Aida frequenta la scuola di ceramica della Città e qui conosce i grandi Maestri della policromia, come Fuliberto Frillici, Nedo da Gualdo e Carini Angelo. Per quattro anni si dedica perciò all’arte della ceramica fino a raggiungere livelli artistici notevoli.
D: In che modo consideri quanto parte della tua vita l’arte della pittura?
R: Per me l’arte è un momento fondamentale della vita, per quanto mi riguarda non saprei pensare la mia vita senza l’arte; l’arte è un modo di percepire, sentire, vedere le cose, di immaginarle e viverle. Senza lo specchio dell’arte il mondo, la vita, per me, non avrebbero senso; l’arte è una continua ricerca di significato. Sin da bambina, sollecitata da mia madre, che si dedicava anche lei all’arte ed aveva una ricca biblioteca con tanti libri d’arte, ho passato ore a dipingere. Ricordo che nei ricevimenti, quando la mia casa si riempiva di ospiti, amici dei miei genitori, io in un angolo, già all’età di sei anni li ritraevo con i pastelli. La passione del ritratto mi è sempre rimasta. Attraverso la pittura mi sembra di ridare ordine e senso al mondo. Ed oggi, come all’età di sei anni, è viva la voglia e il bisogno di riordinare le cose e renderle degne di vita.
D: L’artista del passato o contemporaneo al quale ti senti maggiormente ispirata o che ha costituito per te la maggiore fonte di ispirazione agli inizi?
R: Una fonte inesauribile di ispirazione sin dagli inizi per me è stato ed è Peter Paul Rubens per la sua straordinaria capacità di rappresentare il corpo della donna e la forza dell’elemento femminile che non è seconda a quello maschile ed esprime un mondo dinamico di passione e di eros, inteso come forza vitale che si sprigiona nelle forme prorompenti di vita e nei colori accesi.
D: Il pittore e/o lo stile pittorico preferito in assoluto?
R: Insieme a Rubens è tutto il grande periodo del Rinascimento che amo intensamente e mi piace nominare i grandi: Michelangelo, Raffaello, Leonardo, Tiziano, Giorgione, ma anche Caravaggio e Tintoretto per la potenza di forze antagoniste o, insieme, per la suprema e apollinea composizione sino a diventare in qualche modo addirittura e, forse, surreale e per questo tra i moderni amo Salvador Dalì
D: Quanto ha influenzato la tua arte il trasferimento in Italia?
R: Moltissimo, era per me un sogno sin da bambina, avere esperienza diretta delle opere viste sui libri nella biblioteca di mia madre e narrate a scuola. Sui banchi di scuola, dietro le parole delle insegnanti, abbiamo sgranato gl’occhi e volato con l’immaginazione. Io ho avuto la fortuna di trovarmi dentro i grandi musei italiani davanti alle opere dei grandi e lì ho studiato, approfondito e preso spunti sia per la ceramica che per la pittura. Tra tutti, per me, il Museo degli Uffizi è stata ed è una fonte inesauribile. Ho avuto anche la fortuna di conoscere il critico d’arte Vittorio Sgarbi e apprezzarne la sua straordinaria competenza e la sua passione per le bellezze dell’Italia, sia artistiche che naturali che difende con ammirevole impegno. Venire in Italia ha significato rivisitare, approfondire, attingere direttamente alle fonti e riaccendere in me la passione e l’ispirazione.
D: Il miglior ricordo o i migliori ricordi del tuo periodo da studentessa d’arte?
R: Dei tempi da studentessa a Taskent, mi piace ricordare le lezioni del maestro Igor Shipovskij, membro dell’Accademia d’Arte dell’Uzbekistan, che ci inoltrava nei segreti della rappresentazione realistica e nello stesso tempo ci spronava ad essere sempre noi stessi. Nella sua bottega ho passato ore ed ore di grande soddisfazione facendo ritratti e natura morta. Un altro bel ricordo è l’apprendimento dell’amore e dell’arte della ceramica con i maestri Nedo e Fulberto Frillici e Angelo Carini, grandi maestri della policromia ceramica di Gualdo Tadino. L’arte della ceramica è stata la mia seconda passione.
D: La tua opera di maggior successo a cui ti senti più legata?
R: Ci sono tante opere che continuano ad avere un legame con me, ma due più delle altre: una è di ceramica, la riproduzione del ritratto di Beatrice Cenci di Guido Reni, perché piaceva molto a mia madre, anche lei artista, e per me molto brava, per cui, è stato il riconoscimento più gradito della mia professione quando lei l’ha apprezzata. L’altra opera, che porto continuamente con me e vorrei far conoscere il più possibile, è “maschera veneziana” che ha un legame molto particolare con mio padre.
D:Progetti per il futuro?
R: Nell’immediato futuro vorrei dedicarmi alla mia passione di operatrice culturale promuovendo mostre, premi, festival per favorire l’arte, la moda, la bellezza. Una meta importante è riproporre il Festival d’arte Italia-Uzbekistan che ha riscosso un importante successo di pubblico e di critica. Intanto per giugno sto preparando una mostra internazionale dal titolo “Angeli”; sarà un evento di fotografia, arte digitale ed anche arte moda con un premio alla carriera. In questa attività mi sono accorta che mi piace valorizzare e favorire l’affermazione nuovi talenti di cui, sono sicura, il mondo ha in abbondanza ma non si cura di far emergere; pertanto, mi sembra importante in questa fase della mia carriera aiutare chi merita e dare anche in questo modo il mio contributo alla promozione dell’arte e della bellezza.