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Il regista polacco Andrzej Wajda in una celebre pellicola del 1983 sulla rivoluzione francese – Danton il titolo – immagina i rivoluzionari Robespierre e Danton assistere da una collina al ghigliottinamento del loro popolo nella fase storica nota come Il Terrore, che seguì la rivoluzione vera e propria. Nel film, Danton – dubbioso degli esiti assunti dalla battaglia per l’emancipazione dei francesi – chiede a Robespierre in nome di chi stiano uccidendo tutti quei francesi e Robespierre serafico risponde: “in nome del popolo francese!”. Così Wajda stigmatizzava la trasformazione di una battaglia giusta in una mera retorica di un potere dispotico che si era semplicemente sostituito a un altro.
Con questa premessa, Costanza Castello, coordinatrice regionale del movimento politico Un Passo Avanti esprime la propria solidarietà verso le centinaia di famiglie che vivono del lavoro svolto all’impianto di incenerimento di contrada Punta Cugno dove il Movimento 5 Stelle ha organizzato per domenica mattina uno dei due sit-in di protesta. “Non comprendo – afferma –da una parte l’insistenza con cui il Movimento 5 Stelle metta sullo stesso piano posizioni giudiziarie che la magistratura ha distinto tra di loro, dall’altra le ragioni di diritto per cui a questa iniziativa imprenditoriale oggi dovrebbero essere revocate le licenze se nessuno ne ha dimostrato i comportamenti criminosi, con la conseguenza di mettere in pericolo così tanti posti di lavoro.Mi pare che nella foga di raggiungere la gestione del potere, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle stiano perdendo la necessaria lucidità che porta a distinguere tra giustizia e abuso. Il furore giacobino di queste iniziative induce l’opinione pubblica a pensare che le cose stiano tutte sullo stesso piano quando in realtà non lo sono. E a farne le spese saranno i cittadini, proprio come nella deriva storica e cinematografica descritta da Wajda. Incredibile che a promuoverle ci sia anche il primo cittadino di Augusta, il cui compito in questo momento non dovrebbe essere quello di alimentare una foga populista, imprecisa e strumentale, ma distinguere responsabilmente il bambino dall’acqua sporca. Dovere di un buon politico dovrebbe essere quello di creare opportunità di lavoro e liberare il cittadino-elettore dal condizionamento che nasce dalla povertà. In questo caso non solo non si è in grado di creare nuove opportunità, ma neanche di difendere quelle esistenti”.