Andrea Giostra scrittore: Il mio modo di scrivere è immediato, spontaneo, senza nessuna costruzione.

Per Informa Sicilia incontriamo Andrea Giostra scrittore, reduce dalla premiazione a Milano lo scorso 25 novembre per un suo testo “Novelle Brevi di Sicilia”. Ha sempre scritto fin da giovane, perché, come sostiene: “la scrittura è un modo per fissare il tempo ed ha un’azione catartica che nessun’altra cosa possiede nell’esperienza di vita di un essere umano”. 

Dalla sua biografia già si scorge la poliedricità di questo scrittore che è anche “un appassionato di Arte nelle sue varie forme espressive: cinema, letteratura, moda, pittura, scultura, teatro, musica, musei, mostre, fotografia, arti visive, etc”. ed infatti Andrea Giostra è anche un recensore in particolare di film e libri. Affronta sempre tematiche interessanti che propone ai suoi follower con una raffinata modalità di narrazione e con un’osservazione acuta e sensibile forse derivante non solo da una sua innata curiosità e modo empatico di porsi, ma anche dagli studi psicologia Clinica con un Master triennale in Criminologia.

Sostiene lo scrittore Andrea Giostra che nell’arte, come per Sigmund Freud, vede la massima espressione vitale dell’essere umano e la migliore manifestazione del profondo dell’anima dell’artista, della persona.


Ben trovato Andrea e grazie per questa intervista, come dicevamo in apertura, sei reduce da un’importante premio letterario ci vuoi raccontare come è andata e le tue emozioni?

Grazie Ester per la tua intervista e per avermi chiamato a parlare con te.

Per quel che riguarda il Premo letterario che ho ricevuto, la “Targa Milano International” fuori concorso, sono sempre stato molto tranquillo, come se dovessi andare ad un convegno o ad una conferenza e incontrare nuove persone. Non ho avuto particolari emozioni quali per esempio quelle che avevo quando dovevo sostenere un esame all’università, ho vissuto tutto in maniera molto tranquilla. Forse perché non ho mai immaginato di ricevere un premio letterario! Quando i primi di settembre mi ha chiamato il Presidente della Giuria del “Premio Letterario Milano International”, il Dott. Roberto Sarra, pensavo fosse uno scherzo. Anche perché non avevo neanche partecipato al concorso “Premio Letterario Milano International”, quindi avevo tutti i motivi per pensare che fosse uno scherzo divertente. Ho ascoltato la sua telefonata con attenzione, e con il sorriso sulle labbra per capire questa voce dove volesse arrivare, e poi gli ho chiesto come avesse avuto e letto questo libricino, visto che non lo avevo mai inviato alla Giuria del concorso milanese. Lui mi raccontò che lo aveva letto un membro della Giuria al quale era piaciuto molto e che questa persona aveva chiesto a lui, in qualità di Presidente, e agli altri membri della Giuria, di leggerlo perché risultava una raccolta interessante e per certi versi nuova. A quel punto capii che non era uno scherzo e lo ringraziai molto. Fu così che decisero di assegnarmi un Premio Fuori Concorso. Devo dire che rimasi sbalordito e sorpreso insieme, ma piacevolmente. Il mio piacere però è legato al riconoscimento andato a “Novelle brevi di Sicilia”, non tanto a chi l’ha scritto. Penso che nel momento in cui è stato pubblicato, secondo il mio punto di vista, qualsiasi libro appartenga a tutti i lettori che ne avranno condiviso le emozioni della lettura. E da questo mio punto di vista, il riconoscimento appartiene a tutti coloro che avranno letto questa raccolta e avranno provato piacere letterario. Anche questa è una posizione che, in un certo qual modo, mi fa estraniare da emozioni egocentriche e narcisistiche. Emozioni che proietto invece in una prospettiva che immagino partecipata ed empatica con tutti i lettori delle novelle. Con i migliaia di lettori delle “Novelle brevi di Sicilia” che, con mia grande sorpresa, da quando è stato reso fruibile gratuitamente online, lo hanno letto.

Andrea tu hai già pubblicato diversi libri. Ne hai uno in particolare, oltre “Novelle Brevi di Sicilia” a cui tieni di più perché ti ha dato maggior soddisfazione nello scriverlo?

Ho scritto e scrivo articoli, recensioni, piccoli saggi, esperienze professionali e di lavoro. Ma a dire il vero, nel momento in cui pubblico qualcosa, penso che non mi appartenga più e non lo sento più mio, se non nel momento in cui dovessi rileggerlo. Quindi no. Non sono legato a quello che scrivo. Non lo sono mai stato.

Ci racconti quando è nata la tua passione per la scrittura?

È stata mia nonna che mi ha infuso la passione del narrare, del raccontare, mia nonna Vita, la stessa nonna di cui scrivo nella prima novella breve “Gli auguri di mia nonna ottantenne”. Mi ricordo che da bambino, quando andavo ancora alle elementari, la mia famiglia abitava il terzo e il quarto piano di una palazzina nel centro storico del mio paese. Mia nonna, con mio nonno Andrea e mia zia Nina, abitava i primi due piani e il piano terra. Era una donna straordinaria, serafica, perspicace, intelligente, e di una cultura profonda e vera, quella cultura che si tramanda di padre in figlio, di madre in figlia da migliaia di anni nella nostra isola, nei nostri paesini, nelle nostre comunità. Mi ricordo che aspettavo che mi venisse l’influenza, la febbre o le classiche malattie che vengono ai bambini piccoli, perché sapevo che mia nonna sarebbe venuta a farmi compagnia e a raccontarmi delle storie incredibili, fantastiche, incantevoli, che mi avrebbero ipnotizzato e mi avrebbero rapito completamente. Aveva una capacità narrativa straordinaria e spontanea. Non sono sicuro che fossero dei racconti che avesse imparato da sua madre o dalle sue zie. Ho sempre pensato che avesse una innata capacità inventiva e istantanea, e costruiva le sue incredibili storie mentre le raccontava. Erano cavalieri, maghe, streghe, giovani innamorati e ragazze da liberare da rapimenti, da costrizioni, da soperchierie, da prepotenze, di castelli incantati e di incanti improvvisi creati da oggetti semplici come i gusci di noci, di mandorle, i temperini, le matite, i bottoni colorati, i fili di ferro, i gomitoli di lana, il carbone, i frutti secchi, le mosche, i ragni, insomma, tutti oggetti e cose della quotidianità della sua vita, della mia vita di allora, che diventavano subitaneamente magici e servivano per scampare al pericolo imminente o per vincere battaglie contro despoti e tiranni. Oggi penso che se mia nonna fosse nata a Londra, non avrebbe minimamente fatto rimpiangere Joanne Rowling per la genialità nel raccontare le sue storie. Noi siciliani siamo un popolo portatore di una cultura millenaria, di storie straordinarie, di intrecci culturali che nessuna regione al mondo possiede. Per noi che siamo nati e cresciuti in quest’isola, tutto è normale, scontato, semplice. Ti accorgi di quanto il nostro popolo sia unico al mondo, quando viaggi per lavoro o per studio. Ecco, lì ti rendi conto della differenza abissale che c’è tra la nostra cultura trasversale e stratificata e la cultura di popoli di altre nazioni ai quali i siciliani non abbiamo nulla, ma proprio nulla, da invidiare. Ebbene, mia nonna era una delle migliaia di donne e di uomini siciliani portatori inconsapevoli di questa cultura millenaria, anche se non aveva letto centinaia di libri o preso una laura. La sua era l’università della strada, diremmo oggi, quella che vale e che conta più di tutte le altre nella vita di sempre.

C’è uno scrittore o uno stilema a cui ti ispiri?

No. Nessuno. Il mio modo di scrivere è immediato, spontaneo, senza nessuna costruzione, semplice. Amo tantissimi scrittori, ne ho letti centinaia, ma non ho mai pensato di ispirarmi a qualcuno di loro, primo perché non mi sento uno scrittore, poi perché penso che bisogna scrivere d’istinto, senza operazioni di ingegneria letteraria bariccosa. Quel genere mi inorridisce, mi fa ribrezzo perché è un modo di scrivere senz’anima, senza passione, freddo. Non è arte, è artigianato meccanico, privato della passione che hanno i veri artigiani quando realizzano le loro opere.

Cosa vorresti fosse trasmesso al lettore che legge un tuo libro?

Non scrivo per chi legge io miei racconti e le mie novelle. Scrivo per me stesso. Se poi quello che scrivo piace, allora sono molto contento. Se non piace, sono contento lo stesso. Non ho nulla da insegnare o da trasmettere a nessuno. Ho da imparare da chi legge quello che scrivo semmai. Quello mi interessa. Sapere quello che pensa chi legge quello che scrivo, quali associazioni mentali fa, cosa prova, cosa ha da dirmi, mi interessa parecchio. Come se la lettura fosse un’operazione di empatia letteraria. “Io scrivo per me. Se tu mi leggi provi le stesse cose che mi hanno spinto a scrivere?” Per me questo è l’aspetto più interessante del confronto che potrei avere con chi legge quello che scrivo. Lo stesso ovviamente vale per quello che leggo io di scrittori. Mi piacerebbe confrontarmi con loro solo su questo aspetto, sull’aspetto emozionale, di quello che viene innescato, prodotto dalla lettura, le emozioni, i ricordi, le associazioni mentali. È questo che mi interessa e che mi intriga, quando ho la possibilità di confrontarmi con chi legge le mie novelle o i miei racconti.

Oggi si può vivere facendo lo scrittore?

Conosco bene il settore dell’editoria in Italia, perché ci lavoro e perché curo diverse rubriche su libri in tantissimi magazine e radio nazionali. Oggi in Italia ogni anno si stampano 60 mila nuovi titoli. L’Italia, tra i paesi europei, è quello dove si legge meno. Non tutti i libri che vengono acquistati dai lettori, o potenziali tali, alla fine vengono letti. Questo per dire che il numero di copie vendute non corrisponde mai al numero di copie lette dagli acquirenti-lettori. L’altro dato disarmante è quello che la media italiana delle vendite dei nuovi libri, quelli che escono ogni anno, è di 50 copie. Se consideri che ci sono grandi autori, come per esempio Camilleri o Maraini, tanto per rimanere in Sicilia, che vendono centinaia di migliaia di copie ogni anno, questo vuol dire che molti dei libri pubblicati non vendono neanche una copia. Tenuto conto di questa breve analisi da bar (sorride), io non credo che in Italia si possa vivere facendo lo scrittore. Almeno io non la penso così. Tranne che non si diventi Camilleri o Maraini o scrittori di questo livello.

Ci racconti qual è stato il momento più importante della tua carriera di scrittore?

Io non ho una carriera da scrittore. Ho scritto questo libricino e adesso ne ho finito un altro di racconti nei miei ritagli di tempo, quando ho voglia di scrivere. Ma non mi sento uno scrittore. Né mi sono mai sentito uno scrittore. Preferisco utilizzare l’accezione del termine anglosassone “writer” che significa sì “scrittore”, ma anche “colui che scrive”, ecco, da questo punto di vista penso di essere “uno che scrive” come tantissime persone al mondo che non necessariamente si definiscono scrittori.

Hai altri progetti in corso, un prossimo libro in uscita?

Proprio stamattina ho finito la prima stesura del mio prossimo libro, “Mastr’Antria”, una raccolta di racconti questa volta. Anche in questo caso sono racconti di Sicilia e di siciliani. Un po’ più lunghi e più strutturati delle Novelle. Si narra di fatti quotidiani, di vita, di abitudini, di moda, di lavoro, di politica subita più che gestita, di curtigghiu sicilianu insomma. Sono tutte storie realmente accadute e i protagonisti sono riconoscibili solo a me che li racconto. Tranne quelli dei quali faccio i nomi veri e che appartengono alla mia famiglia. Il teatrino del narrare, è immaginato come il palchetto del Foro Italico di Palermo, dove la banda musicale suonava in pompa magna e gli ascoltatori nell’attesa si confidavano sottovoce i fatti e gli accadimenti indicibili della città. Qui il teatrino è questo “Mastr’Antria e altri racconti”, un libro che si sfoglia e si legge velocemente.

I tuoi lettori dove possono seguirti?

Ti scrivo a seguire il link dove si può leggere gratuitamente la raccolta “Novelle brevi di Sicilia”, che potrebbe essere un bel regalo di Natale “a costo zero” per i tuoi lettori e per tutti coloro che amano leggere. Poi tutti gli altri link che dovessero essere di interesse per chi leggerà questa intervista, dove si trova tutto quello che faccio nel campo dell’editoria e dello scrivere.

Grazie Ester per la tua bella intervista e auguro a te e ai tuoi lettore un Natale gioioso e luminoso.

La lettura di “Novelle brevi di Sicilia” è gratuita da questo Blog:

https://andreagiostrafilm.blogspot.it/2017/09/novelle-brevi-di-sicilia-mia-nonna-vita.html

Chi invece volesse il cartaceo, potrà richiederlo a StreetLib.com, il portale con è stato pubblicato “Novelle brevi di Sicilia”, oppure ad Amazon. Questi i link:

https://stores.streetlib.com/it/andrea-giostra/novelle-brevi-di-sicilia

https://www.amazon.it/Novelle-brevi-Sicilia-Andrea-Giostra/dp/8826051364/ref=sr_1_cc_1?s=aps&ie=UTF8&qid=1510993943&sr=1-1-catcorr&keywords=novelle+brevi+di+sicilia

I libri i Andrea Giostra:

https://andreagiostrafilm.stores.streetlib.com/it/

https://www.amazon.it/Libri-Andrea-Giostra/s?ie=UTF8&page=1&rh=n%3A411663031%2Cp_27%3AAndrea%20Giostra

link di Andrea Giostra:

https://andreagiostrafilm.blogspot.it

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Intervista di Ester Campese