Mistero e solarità di guttusiana memoria nell’arte di Mimmo Allegra

L’Artista Allegra Domenico (Mimmo), nasce a Paternò, CT nel 1974. Sin da giovane mostra una particolare attenzione verso il disegno e la pittura frequentando un’importante scuola di ceramica. Finito il liceo artistico di Catania, s’iscrive presso all’Accademia di Belle arti di Firenze e contestualmente comincia ad esporre le prime opere nelle varie mostre artigianali a cui partecipava la bottega, sia regionali che nazionali, vedi Macef di Milano o Fortezza da Basso a Firenze per poi intraprendere la carriera di ceramista, avviando nel 1997 la sua azienda di Ceramiche artistiche specializzata nella pittura e decorazione. Nel 2020 è Inserito nella monografia Il futuro dell’arte di Asba Edizioni e nel Video Catalogo d’arte “Amore contro morte” a cura del Critico d’arte Melinda Miceli per Luz Cultural magazine e Arts Direct. Utilizzando il suo bagaglio artistico fatto di tradizioni della nostra terra e lavoro concreto, lo riflette sulle sue tele realizzate con la perizia artistica di un talentuoso segno. L’indagine artistica di Mimmo Allegra plasma sulla tela con colori e pennelli, i soggetti della quotidianità, attingendo al fascino artistico della maiolica. Nelle trame delle figurazioni si palesa l’esigenza artistica di fissare “il rito del lavoro” artigianale in una dimensione aulica ed onirica laddove i colori forti e accesi misti a ombre e linee, evocano l’essenza di un passato che malinconicamente emerge, proponendo una rivisitazione allegorica del presente e storica del passato inteso come varco di speranza e fune di salvamento dall’immanenza beffarda e ingannevole. Le sue Opere riflettono la solarità ma anche il mistero della Sicilia ancestrale, mediterranea e ricca di tradizioni. Il cromatismo attinto dalla forza della tradizione si declina nei colori bianco-rosso-nero, laddove al bianco corrisponde la funzione del sacro, al rosso la funzione della guerra relativa ai nobili guerrieri, che difendono la terra e il popolo, al nero la funzione del lavoro nell’ambito rurale.

Mimmo Allegra attinge a una parte dell’inconscio collettivo della tradizione attraverso i colori e un repertorio personale fatto di riti di lavoro e della tradizione dei pupi, per dar voce alla memoria del passato, inteso come salvaguardia e salvezza dell’umanità. Sulla tela di matrice esistenzialista di Mimmo Allegra dal titolo “Il Solitario” partecipe al Video Catalogo d’arte “Amore conto morte”, l’uomo è protagonista di una dimensione allegorica; rappresentato in consueti abiti da ufficio dismessi, cravatta slacciata e maniche svoltate, rinchiuso nelle mura domestiche, nel tempo sospeso e bloccato, per esorcizzare l’attesa della normalità, gioca al solitario, simbolico riferimento al distanziamento improvviso, evidenziato dall’assenza umana rappresentata dalla sedia vuota.

Il dipinto dai colori matissiani pervaso da remiscenze di guttusiana memoria, in una dimensione onirica con colori forti e accesi misti a ombre e linee, evoca l’assenza di un passato che si fa ricordo mentre l’attesa appare l’unica dimensione da ingannare nell’immanenza beffarda e illusoria del presente”.

Ispirato dagli eventi apocalittici del 2020 e 21, ci sorprende dipingendo un’opera molto significativa per aderire al Certamen internazionale sulle grandi Cattedrali d’Occidente, curato dal critico d’arte Melinda Miceli e sostenuto dai seguenti media d’arte: Enciclopedia d’arte italiana, Globus magazine, Diariodigital Spagna, Arts direct Francia, Artes TV Web, Pittart, Oscar delle arti, Artmayeur, Informazione. it. Segue analisi critica dell’opera. “L’opacità della pietra lascia il posto al trionfo della smagliante vetrata; un mosaico composto di poligoni prospettici di vetro traslucido, simili a pietre preziose dai colori primari, per dare risalto al modellato, una donna in preghiera. Il sole a metà che accede nell’opera da Occidente, fa sì che la luce entri da Oriente e, passando dalle finestre della parte absidale, crei dei giochi, trasformando la chiesa in dimora della luce, espressione dell’ordine cosmico e testimonianza del trionfo divino. “Al centro di tutto” si legge la riflessione dell’Artista Mimmo Allegra attraverso la figura umana, appena abbozzata appositamente, vestita da una tunica monacale, china su se stessa con le mani congiunte sulla spalliera di una semplice sedia. L’opera è spoglia di orpelli per dare rilievo alla “forza della preghiera”, attraverso quelle mani, quasi virili e sicure che si stringono, fino a farsi strumenti di potenza umana nel rivolgersi al divino. Lo scardinamento imposto dal colorismo liturgico e sacrale e dal raggio di sole che attraversa la scena, viaggia erompendo su tutto per cogliere la “meraviglia” dell’agognata “luce nascente”. Dietro un’atmosfera di evocazione sacra, dallo stile molto attuale e incisivo dove tutto si declina dalla prospettiva laterale, Mimmo Allegra, cela nel tempio splendente, l’attesa del Giudizio Universale e dell’Apocalisse, scolpito nel suo linguaggio simbolico su fa troneggiare lo scongiuro della preghiera di una donna impersonale, dalla femminiltà molto filtrata. Proprio nella semplificazione di tutta la trama si ravvisa la profondità del messaggio artístico, un grande monito, che ispira e incoraggia l’osservatore”.

Dott. ssa Melinda Miceli Critico d’arte e giornalista Presidente Certamen internazionale sulle grandi Cattedrali d’Occidente, International Art Prize Giotto