Nell’ultima produzione artistica dedicata all’inganno, opere come Ecce Homo, Il corteggiamento o inganno materiale, L’inganno di Leda, avviene una nuova modulazione in chiave di un periodo di transizione stilistico che mette a fuoco temi sacri di diversa provenienza in un dialogo interconfessionale. aggiornandole con la tecnica della filigrana delle banconote. Attraverso questo stile è possibile ripercorrere parallelamente al tema le vicende di un difficile periodo storico che si estende fino ai giorni nostri.
“Ritratto di Melinda Miceli”, l’ultimo lavoro di Marisa Falbo, il cui soggetto è la scrittrice e critica d’arte Melinda Miceli, presuppone una lettura dei segni facciali più avanzata di qualsiasi altra forma di comunicazione, sia fotografica che cinematografica, realizzata attraverso la percezione. Il ritratto della Scrittrice Melinda Miceli presenta uno straordinario aggiornamento del repertorio tipico di questo canone artistico, presente in un arco di cinquant’anni in cui la tecnologia e la globalizzazione hanno rivoluzionato la mediazione sociale a livello socio-economico e comunicativo.
In uno sviluppo emozionale che muove dall’estetica e dal contesto sociale globalizzato, Marisa Falbo, segue il percorso della catarsi attraverso la figurazione del volto.
In una lettura sinottica osserviamo l’inizio della sua creatività simile a un medium che trasferisce al soggetto non casuale della rappresentazione, le sue facoltà di comprendere le realtà divine, facendo leggere il segno esterno di una realtà interna che a livello visivo rimanda all’imago Deus, dove 1 è la sua interpretazione simbolica, quasi un logo di trascendenza applicato al soggetto.
Sono “opere dell’ulteriorità”, aperture che includono due mondi, l’immanenza e la trascendenza attraverso la loro figurazione composita. La “Rivelazione” è chiusa nel puzzle ed è lo specchio di una lettura che l’artista chiede allo spettatore di organizzare autonomamente nella visione macroscopica dell’insieme. Non puoi essere soggetto senza essere oggetto e viceversa.
L’ambivalenza del ritratto che mostra e nasconde, si gioca nel rapporto tra lo sguardo e il volto. Lo sguardo diventa campo di forze, paradigma di un segno che mantiene l’essenza nel suo carico sconcertante ed è fonte di turbamento, poiché costringe lo spettatore a trasferirsi nella dimensione simbolica e semiotica di un vero percorso iniziatico, in un sforzo di restituire ciò che non è direttamente disponibile all’occhio, perché è interno.
Gli occhi del soggetto sono magnetici e lampeggiano ad angolo, sembrano seguire il nostro sguardo da qualsiasi angolazione, esibendo l’”effetto Gioconda” di Leonardo. Gli occhi magistralmente eseguiti, sono il centro dell’opera, una parte molto ricca, ma anche ambigua, mentre la bocca rivela informazioni sorprendenti per cui lo sguardo si piega e lo sguardo si piega, stabilendo una forma di controllo reciproco.
Dopo aver notato la bellezza tra l’elaborata maglia grafica e multitonale del dipinto, i ritratti di Marisa Falbo, chiariscono le esigenze estreme del pensiero dell’artista; Il dollaro, simbolo del materialismo, inserito come cornice di virulenza e acutezza è stato elaborato dietro la drasticità dell’impostazione, dietro il grandioso gesto teatrale e pittorico, come un proclama cosmico di accusa e di indagine.
La grandezza di queste opere deriva da una Conoscenza culturale superiore che, come osservazione del nostro tempo, è una rivelazione di messaggi etici e sociali che lasceranno una grande memoria non solo nella storia dell’arte.
Dott. ssa Melinda Miceli Critico d’arte e giornalista