Sandro Masala vive a Nuoro e lavora presso il suo Studio Digital Creations, come Art Director. Ha studiato presso l’Istituto d’arte applicata e la Facoltà di Architettura di Firenze laureandosi nel 1991. Dal suo pregevole e straripante curriculum estraggo: il Premio internazionale arte contemporanea indetto dal MAGMMA (Museo Arti Grafiche del Mediterraneo Marchionni) con l’opera “ Paesaggio” , il Luxembourg art prize con l’opera “ La Sagrada Familia”, la partecipazione alla 1° EDIZIONE BIENNALE DI GRAFICA CASA DI DANTE con le opere finaliste “L’uomo e la macchina” e “Sinfonia per meccanismi” e “ Indicium virtutis inventrici foecunditas scientia inceptum”. Concorso Internazionale Art Contest 2017 ; Premio copertina Biancoscuro over the cover. Premio Giuria Popolare Concorso Internazionale Art Contest 2017 con le opere “Cattedrale” ed “Etnico”. Artista del Certamen sulle Cattedrali e del Premio Giotto indetti dal Critico d’arte Melinda Miceli si è classificato con l’opera “L’inizio della fine” al primo posto per le Arti Grafiche.
L’opera “In the name of freedom” di matrice surrealista e di perimetro interiore, nasce per immortalare un momento storico, il conflitto Russia –Ucraina, di cui il blu monocromatico che si effonde sulla scena, è chiaro richiamo ad uno dei colori della bandiera Ucrania.
In questa struttura figurativa colta la spersonalizzazione va in scena; uno, nessuno, centomila disallineati, velati di blu su uno sfondo graffiato, dove segni geometrici irregolari indicano interferenze spirituali eterogenee. L’orchestrazione attinge la sua radice al pathos della tragedia greca e quasi emersa da un complesso problema di coscienza, veicola tutta l’angoscia, della dipartenza verso la guerra; le figure rappresentate come maschere in apparenza anonime ed inespressive, sono totem che volutamente, riflettono ogni singolo individuo che appartiene a questo conflitto nel mondo e sono da riferirsi alle teorie letterarie di Pirandello.
Gli occhi persi, dissipati senza espressività, volutamente colorati di un nero profondo, rappresentano l’ignoto a cui l’uomo va incontro, la consapevolezza di andare a combattere e poter morire per il valore supremo, la Libertà. La sezione di sinistra oppone un soggetto d’arte di riferimento egiziano che scruta con lo sguardo velato di una madre oscura e immota.
Foto enigmatica ed ermetica divisa in 2 sezioni e declinata nei toni del blu. Un ossimoro cromatico, in quanto, il blu rappresenta a livello psicologico la sensazione di benessere e serenità e, dal punto di vista spirituale ed esoterico, il Divino. L’Artista Masala compie un atto “sovversivo” e racconta con pennellate blu proprio l’assenza della pace e di quella meraviglia che si prova davanti al Sacro. Azzurro è il manto della Fanciulla-Madre ma la posa egittizzante riporta ad Iside, dea della guarigione, della fertilità e della magia; figure che rappresentano la parte più compassionevole e gentile dello Spirito in relazione anche alla sua azione di aiuto nel traslare i morti nell’aldilà. Pertanto il volto di quella che nel cristianesimo potrebbe essere individuata come la Vergine, è celato ed un velo avvolge la figura come un sudario, chiaro richiamo ai riti funerari dei templi e ai testi magici.
Diverse maschere, disposte a ventaglio, denunciano il parossistico Teatro contemporaneo, qui maschera funeraria, che attraversa una guerra distruttiva dell’Uomo e delle sue creazioni.
Queste maschere sono come i visi delle vittime, che scompaiono tra un tg e una reclame; Il significato del nucleo dell’opera in oggetto è la frantumazione dell’io, di un uomo che non è uno e di una realtà che non è oggettiva, dove l’uomo si accorge di essere nessuno per via dei diversi sè in continua evoluzione con gli altri.
Attraverso la maschera l’uomo si scopre diverso da quello che gli altri vedono ed oltre ad essere diverse persone per gli altri, in questo scenario di globalizzazione e robotizzazione dell’individuo, non sa chi egli sia davvero neanche per se stesso.
Ed ecco sparire sogni, progetti e conoscenze in un nichilismo generale, quasi livellamento che è l’antitesi di quello auspicato da Totò nel celebre brano La Livella; là erano gli orpelli esteriori a dover lasciare il posto a una nuova realtà fatta di essenza, benefica per l’Anima. Questi “centomila” sembra non abbiano più diritto a essere UNO/UNA.
Solo la PACE vera, urla l’Artista con il Suo colore alla Chagall, laddove la decomposizione pirandelliana del mascheramento, non inneggia al carnevale, ma vuole unire la libertà creativa al pensiero critico, rendendo la sua opera, l’orizzonte di un viaggio oltre i confini del visibile, dove visioni oniriche, legate al mondo dell’inconscio e dell’irrazionale, tornano a indirizzare lo sguardo divino sul Creato.
Dott.ssa Melinda Miceli critico d’arte