«“Se si fermano le donne si ferma il mondo” è il motto dello sciopero definito “transfemminista” da Non Una di Meno. Ma cosa è una donna per le organizzatrici? Lor signore, compresa la neo segretaria del Pd Elly Schlein, dicono di voler rappresentare tutte noi, ma ci danneggiano promuovendo gender, utero in affitto, prostituzione, pornografia e aborto per tutte. Riempiono il manifesto di Schwa e chiedono di entrare nelle scuole per portare educazione al gender e carriera alias, insegnando ai bambini che chiunque voglia può dichiararsi donna, e che quindi la donna non esiste. Vogliono legalizzare la prostituzione, cioè la tratta delle schiave, la pratica disumana dell’utero in affitto, schiavitù del terzo millennio, che obbliga donne povere a vendere il proprio figlio e vogliono incentivare la pornografia, cioè la prostituzione filmata. Tutto questo significa parlare in nome delle donne? Assolutamente no! Non una parola su quanto sia difficile oggi scegliere liberamente se essere mamme, lavoratrici, o armonizzare le due cose. Siamo obbligate a tornare a lavoro con il seno pieno di latte quando i nostri figli sono troppo piccoli, senza la possibilità di un lavoro che rispetti questa peculiarità; non una parola contro chi denigra le donne che decidono di prendersi esclusivamente cura dei figli; non una parola sulle troppe donne abbandonate all’unica soluzione dell’aborto quando si trovano di fronte a una gravidanza inaspettata o difficile: non è garantito loro il diritto a non abortire, come abbiamo denunciato con
una serie di affissioni e con
una petizione popolare. Non una parola sulle donne caregiver. Ma quale Giornata della Donna? La chiamassero la festa del gender, dei diritti Lgbtqia+, del fluido, ma non della donna: siamo stanche di essere sfruttate da una ideologia che, dopo averci indicato ingiustamente come nemici i nostri alleati, cioè gli uomini, vorrebbe affondare il colpo e annullarci in quanto donne e madri». Così Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus, in occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo.