Al via il primo dei due appuntamenti previsti all’insegna della riscoperta dei sapori ed odori della gastronomia della nostra storia del mediterraneo.
L’Associazione Culturale per la città che vorrei promuove un evento inserito nel progetto musei diffusi a Siracusa all’IPSA Istituto alberghiero Federico II di Siracusa. Di scena la città giovedì 20 Aprile 2023, è stata la volta di cucina greca, l’11 Maggio, invece vi sarà il barocco siciliano, con lo sfondo delle riflessioni di Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo.
> Lo scorso giovedì ad aprire i lavori la dottoressa Carmela Accardo dirigente istituto professionale alberghiero di Stato Federico II di Svevia, la dottoressa Melinda Miceli critico d’arte direttore artistico onorifico di corriere Nazionale, il prof Sergio Pillitteri presidente Associazione due più per la città che vorrei.
Introduzione del professore Enzo Tubolino istituto professionale alberghiero di Stato Federico II di Svevia che ha guidato l’intero progetto.
È intervenuto anche il prof Fichera, approfondendo il senso identitario del nostro cibo rapportato all’opportuna sensibilità che occorre avere nelle nostre tavole e nelle nostre abitudini alimentari.
> Lo scorso giovedì ad aprire i lavori la dottoressa Carmela Accardo dirigente istituto professionale alberghiero di Stato Federico II di Svevia, la dottoressa Melinda Miceli critico d’arte direttore artistico onorifico di corriere Nazionale, il prof Sergio Pillitteri presidente Associazione due più per la città che vorrei.
Introduzione del professore Enzo Tubolino istituto professionale alberghiero di Stato Federico II di Svevia che ha guidato l’intero progetto.
È intervenuto anche il prof Fichera, approfondendo il senso identitario del nostro cibo rapportato all’opportuna sensibilità che occorre avere nelle nostre tavole e nelle nostre abitudini alimentari.
Citiamo l’intervento del Prof. Pillitteri: ” Sperimentazione è un modello di riferimento di come si deve vivere la città, intesa come casa di dei cittadini, non più come luogo in cui non c’è non ci sono punti di riferimento, ma casa dei cittadini in grado di mettere in campo le sue migliori eccellenze, i migliori luoghi della nostra Siracusa per dare il massimo della vivibilità e residenti di Siracusa ma nello stesso tempo all’altezza dell’Unesco”.
Così si è espresso il Critico d’arte Melinda Miceli nella sua relazione: “E come convitati…oggi siamo qui, alla presenza dell’idealismo di Platone e del realismo del Gattopardo. Come ideatrice e organizzatrice di eventi culturali e benefici di portata internazionale, quali l’Art Prize Giotto, asserisco che quest’iniziativa unisce l’Arte, li gusto per il bel vivere e una visione economica, basata sulle immense potenzialità museali e artistiche di Siracusa. I riferimenti storici sono innumerevoli e comprendono un arco di millenni di Bellezza, sparsa come il profumo delle zagare in ogni quartiere.
La produzione artistica ha nei secoli seguito l’evoluzione umana come spinta innata a voler agire sul mondo e dar vita a ciò che si manifesta all’occhio della mente, ovvero creare una realtà “altra”, laterale e percepita da molteplici visuali. L’Arte, declinazione complessa della mente umana, si pone allo stesso tempo su più livelli, come mezzo e fine, soggetto e oggetto…utile e inutile e risponde all’impulso di voler fare oltre a quello di apparire.
L”Associazione due più per la città che vorrei di Sergio Pillitteri, promuove l’esperienza dei musei diffusi che nascono per raccontare, valorizzare e attivare, insieme alle comunità che lo vivono, il patrimonio culturale diffuso di specifiche aree di Siracusa. Esperienze museali che trasformeranno i quartieri della città, in un museo a cielo aperto che raccoglie, rende fruibile e attiva un patrimonio multiforme di luoghi, memorie, oggetti e personaggi che sono l’essenza di un luogo vivificato.
Esperienze d’innovazione sociale, che stimolano la partecipazione e l’attivazione delle comunità locali, e che rafforzano l’identità e l’attrattività di territori attraverso la sperimentazione culturale di nuovi linguaggi in grado di raccontare il luogo.
La cena proposta vede come ideali convitati i Grandi della Magna Grecia e il Principe di Salina.
Analizzando il celebre detto di Tomasi Di Lampedusa “Cambiare tutto perché nulla cambi”, esso spesso è stato letto come un monito nostalgico da Restaurazione, un’esaltazione acritica del tempo dei privilegi. Se lo leggessimo, invece, come una riflessione critica da cui deriva l’invito a non dimenticare un immenso patrimonio di Cultura e Bellezza?”
Dott.ssa Melinda Miceli critico d’arte