LI VOLTI – GIORGIA MELONI – ALMASRI – E’ SCONTRO ISTITUZIONALE ?

La colpa di tutta questa tragicomica canea scatenatasi a seguito del “non-avviso di garanzia” spedito da una magistratura inviperita a mezzo governo è solo del… politicamente corretto.

Eh sì, perché solo la paura del maledetto perbenismo ha impedito alla premier di dire subito la verità sulla scarcerazione del generale libico.

E così ci si è arrabattati sulla filastrocca della corte internazionale che non ha avvisato il ministro – che però è stato avvisato dalla Digos – che non ha avvisato la procura generale – che non ha avvisato la corte di appello – che al mercato mio padre comprò…

Ma quanto sarebbe stato più semplice dire: “noi questo pezzo di merda lo rimandiamo in Libia per motivi di sicurezza nazionale”.

Punto!

Sarebbe stato semplice e legittimo, poiché espressamente previsto dallo stesso statuto della corte penale internazionale che esime i ministri della giustizia a non dare corso alle estradizioni se queste possano compromettere la sovranità, la sicurezza o gli interessi dello Stato (legge 327 del 2012).

E’ chiaro che tale decisione avrebbe inorridito, fatto stracciare le vesti e strappare i capelli a tutti i buonisti e moralisti in servizio permanente effettivo.

Ma chi se ne frega!

Bastava avere il coraggio di dire chiaramente che la decisione era doverosa per evitare il grave danno che il nostro paese avrebbe subito dalle inevitabili ritorsioni libiche.

Bastava specificare che non solo si sarebbero messi a rischio tutti i concittadini residenti in quel paese e le numerose imprese lì operanti, ma, soprattutto, sarebbero saltati gli accordi stretti per frenare l’immigrazione clandestina e, nel giro di pochi giorni, saremmo stati invasi da frotte di immigrati che avrebbero destabilizzato la già precaria situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica.

Certo, all’opposizione anti-italiana queste motivazioni non sarebbero parse idonee.

Cosa glie n’è mai fregato dei concittadini che si ostinano a non votarli?

Certo, oggettivamente non è giusto lasciare libero un tale delinquente accusato di crimini contro l’umanità, ma la ragion di Stato è calcolo pragmatico, non romantico.

Se è per questo non è stato neanche giusto rilasciare il presunto terrorista iraniano, accusato di aver fornito materiale bellico all’orrendo regime degli ayatollah.

Ma lì si trattava di salvare l’amata compagnuccia e a nessuno saltò in mente di profetizzare un qualsivoglia favoreggiamento.

Per alcuni non lo fu nel 85, quando Craxi fece liberare il capo dei terroristi dell’Achille Lauro.

Così come non è stato giusto pagare profumatamente dei tagliagole per avere indietro imprudenti volontarie o una giornalista progressista in lacrime, per la cui liberazione perse la vita un funzionario dello Stato.

Figurarsi che molti, malgrado l’assoluzione, ancora oggi non ritengono giusto che Salvini abbia tentato di impedire lo sbarco dei clandestini.

Ma la difesa della sicurezza del singolo italiano e tanto più dell’intera collettività è compito primario di un governo degno di tale nome.

E così alla magistratura sull’orlo di una crisi di nervi, non è parso vero lanciarsi sull’osso con una mossa tanto repentina, quanto vana e controproducente.

E’ infatti bastato ricevere una denuncia via pec da un controverso avvocato per partire alla garibaldina maniera.

Malgrado la maldestra gestione della comunicazione governativa, però, le vere ragioni politiche e non giuridiche che avevano portato alla scarcerazione del generale libico erano chiare a tutti.

Per cui, se il procuratore di Roma avesse agito con serenità e normale buon senso, quella pec sarebbe stata cestinata.

Ma sono anni che serenità e buon senso latitano nei palazzi di giustizia e la celerità del magistrato paiono evidenziare la malafede e il sentimento ritorsivo, probabilmente legato all’avversata riforma della giustizia, che ha animato le sue mosse.

Riceve la pec il 23 gennaio.

Per legge ha almeno 15 giorni di tempo per valutarla.

Ci si aspetterebbe che stante la delicatezza della situazione, usando un minimo di prudenza e intelletto, si prenda tutto il tempo necessario per analizzare con accortezza la situazione.

D’altronde proprio lui nel processo contro Salvini ha preso una scoppola che metà ne basta.

Avrebbe dovuto imparare la differenza tra i reati comuni e le scelte politiche di un governo.

Niente da fare!

Gliene bastano 4 per partire alla carica.

Alla faccia della lentezza della giustizia !

Il 27 iscrive la premier e 3 ministri nel registro degli indagati per favoreggiamento e peculato.

Manco a dirlo, ora ci si trincea dietro l’atto dovuto!

E te pareva.

Ma ormai sappiamo che l’automatismo dell’iscrizione al registro degli indagati è una leggenda tribunalizia.

L’art 335 del codice di procedura penale, infatti, che indica quando una persona va iscritta nel registro degli indagati, non prevede alcun automatismo, bensì un’attenta analisi delle risultanze fino a quel momento acquisite, che qualifichino i fatti attribuiti ad un soggetto come un vero e proprio reato.

Se per il procuratore tali fatti erano così evidenti, tanto che in pochi giorni ha indagato capo del governo e ministri, allora ci si chiede: per quale motivo ha atteso la letterina dell’utile idiota e non ha proceduto egli stesso di iniziativa?

Ma tante sarebbero lo domande che questo caso pone…

Ci si dovrebbe domandare da quale cilindro è uscito questo improbabile avvocato, siffatto arrugginito residuato bellico della defunta italia dei valori, cotal uomo dai coerenti principi che ha cambiato più partiti che mutande.

Ma soprattutto ci si dovrebbe interrogare sui tempi dell’emissione del mandato di arresto da parte della Corte dell’Aja.

La Procura ne aveva chiesto l’arresto già dal 2 ottobre scorso, ma il mandato viene emesso solo il 18 Gennaio appena il generale, dopo aver girovagato per l’europa, oltrepassa il confine italiano.

E’ da complottisti unire i puntini o è solo da fessi non farlo?

Cosa accadrà ora?

Una beata mazza!

Se il tribunale dei ministri entro 90 giorni non chiederà l’archiviazione, ritrasmetterà gli atti al tribunale di Roma, il quale, per poter inquisire premier e ministri dovrà chiedere l’autorizzazione a procedere al Parlamento.

E avendo il centro destra la maggioranza, sarà impossibile averla.

Quindi in realtà stiamo assistendo alla classica commedia italiana, in salsa Shakespeariana:

…“Molto rumore per nulla”

                      Carlentini li, 01.02.2025                                                                  Salvino Paterno’

Ndr:

Il Colonnello dei Carabinieri in quiescenza, Salvino Paternò ha pubblicato un suo pensiero sulla pagina web di Facebook che per noi della redazione spiega bene fra le altre cose l’attuale conflitto istituzionale fra il potere legislativo e quello giudiziario che, com’è noto, è recentemente  sfociato in una protesta varata e indetta  dal comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati contro la riforma costituzionale che ha ricevuto il primo si in Parlamento.

Ci è parso pertanto “doveroso”   metterne a conoscenza i nostri lettori.

Il Col. Paternò ha autorizzato la sua pubblicazione che integralmente riportiamo. 

Per scaricare il file in formato pdf clicca qui affianco: meloni_li_volti_almasri_

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