Molti dei nostri lettori ci hanno invitato a scrivere un pezzo sull’ ISIS di cui c’è un gran parlare da parte dei mass-media in questi ultimi giorni, visto che nessuna emittente ha disdegnato di mettere in onda orde di variopinte e urlanti bande armate e raccapriccianti immagini di esseri umani a cui è stata mozzata la testa.
Per capire bene cos’è l’ISIS, ovvero chi sono i suoi seguaci, come agiscono e gli obiettivi che intendono raggiungere, dobbiamo prima inquadrare il termine “terrorismo” e il perché si compiono atti terroristici.
Sia chiaro che lo spauracchio di un attentato terroristico può essere utilizzato anche da governanti senza scrupoli allo scopo di fruttare gli effetti psicologici legati alla paura che essi provocano nelle masse e dunque distogliere l’opinione pubblica da “altri” problemi.
Per esempio, indicare un probabile attentato da parte di un nemico invisibile e malvagio potrebbe servire a ricreare “fiducia” verso chi detiene il potere politico-economico e che si dichiara pronto a utilizzare tutti i mezzi, dall’intelligence all’intervento armato, per salvare la nazione da quest’ incubo.
Gli Stessi USA, non dimentichiamolo, crearono false informazioni (anche questo è un tipo di terrorismo) che servirono per abbindolare il mondo intero, dichiarandosi certi che Saddam Hussein possedesse armi di distruzione di massa.
L’opinione pubblica mondiale, già scossa anni prima dall’attentato alle Torri Gemelle, venne così convinta che fosse giusta l’eliminazione di Saddam (che uno stinco di santo proprio non era) e un tribunale speciale iracheno ne decretò l’impiccagione il 30 dicembre del 2006. L’intervento armato, le miglia di morti di cui moltissimi innocenti che ne seguì, le distruzioni dell’apparato militare, politico, sociale ed economico e “l’occupazione” militare dell’Iraq fu ritenuta giusta se non doverosa dalla comunità internazionale, salvo poi constatare che le armi di distruzione di massa, tanto paventate, per cui si era fatta guerra, non esistevano.
Lo stesso scenario, anche se con paramenti diversi, che ha visto lo spodestamento di un dittatore per importare la democrazia, si è ripetuto in Libia con Gheddafi, dove ancora oggi pare si spari per le strade ed è di ieri la notizia di aspri combattimenti in corso presso l’aeroporto di Bengasi.
I casi nel mondo sono tanti ma ci fermiamo qui.
E’ di lunedì scorso la diffusione di una nota inglese dove si afferma che l’ISIS “potrebbe” essere in possesso di ordigni atomici.
Vero o falso che sia, ci chiediamo il perché venga diffusa questa nota che ha procurato allarmismo nell’intera popolazione mondiale.
Non lo possiamo dire con certezza e ci asteniamo quindi dal farlo anche se avremmo da supporne tante, ma certo è che più di una riflessione va fatta.
Oltre al terrorismo brutale e sanguinario esistono altre forme di terrorismo; di quello di Stato ne abbiamo appena parlato, accenniamo brevemente a quello “commerciale”. Quando viene diffusa e artatamente ampliata a dismisura dai mass-media più o meno compiacenti, la notizia che, per esempio, la carne di pollo “potrebbe” essere infetta da…. già dall’indomani della diffusione della notizia avviene il crollo delle vendite di quel prodotto con le conseguenze che ci vuol poco a immaginare. Ma torniamo al tema.
Dice Treccani sul terrorismo: “l’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili.” Mentre Wikipedia recita: ” l’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili. Il terrorismo è una forma di lotta politica che consiste in una successione di azioni criminali violente, premeditate e atte a suscitare clamore come attentati, omicidi, stragi, sequestri, sabotaggi, ai danni di enti quali istituzioni statali e/o pubbliche, governi, esponenti politici o pubblici, gruppi politici, etnici o religiosi.”
In realtà non esiste una definizione accettata da tutti del terrorismo, ma la definizione più corretta, leggiamo su internet, è stata data nel 1937 dalla Società delle Nazioni nella quale si parla di ”fatti criminali” diretti contro lo stato in cui lo scopo è di provocare terrore nella popolazione o in gruppi di persone.
Cosa sta succedendo, non solo in Iraq e in Siria, ma in tutto il Medioriente?
Per capire la storia dell’ISIS bisogna citare prima alcuni personaggi ben conosciuti al mondo Occidentale e non solo. Sono tre: uno, arcinoto per gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, è Osama Bin Laden, saudita, già a capo di Al Qaida; il secondo è Ayman Al-Zawahiri, medico egiziano, che ha sostituito di Bin Laden dopo la sua eliminazione avvenuta ad Abbottabad in Pakistan, durante il famoso raid USA del 2 maggio 2011; il terzo è il giordano Abu Musab Al-Zarqawi, che all’interno del movimento dei mujaheddin, e poi anche di Al Qaida (era stato uno dei rivali di Bin Laden) aveva combattuto con gli afghani contro i sovietici che avevano occupato il loro territorio.
In particolare, Zawahiri nel 2000 fondò un suo gruppo con obiettivi diversi da quelli di Al Qaida che era sorta sull’idea di sviluppare una specie di “legione straniera sunnita”, che avrebbe dovuto difendere i territori abitati dai musulmani dall’occupazione Occidentale. Zawahiri era intenzionato a fomentare una guerra civile sfruttando la confusa situazione religiosa dell’Iraq, a maggioranza sciita, ma con una minoranza sunnita al potere con Saddam Hussein.
L’obiettivo di Zarqawi era, secondo molti, quello di creare un califfato islamico esclusivamente sunnita, perpetrare una miriade di sabotaggi a siti turistici, centri economici e commerciali degli stati musulmani, per creare una rete di “regioni della violenza” e, a seguito del ritiro delle forze di Stato, sottomettere gli abitanti locali.
Questo punto è di primaria importanza perché definisce la strategia dell’ISIS e ne determina le sue alleanze in Iraq. Nel 2003, a soli cinque mesi dell’invasione (o liberazione?) statunitense, in Iraq, durante la preghiera del venerdì, il gruppo di Zarqawi iniziò la sua attività terroristica su vasta scala facendo esplodere un’autobomba in una moschea di Najaf. Perirono 125 sciiti, tra cui l’ayatollah Muhammad Bakr Al-Hakim, che avrebbe potuto garantire una leadership moderata al paese.
Nel 2004 Zarqawi sancì la sua vicinanza con Al Qaida chiamando il suo gruppo Al Qaida in Iraq (AQI). L’affiliazione garantiva vantaggi a entrambe le parti, per esempio permetteva a Bin Laden di avere una forte presenza in Iraq. E’ storia che nel 2006 Zarqawi fu ucciso da una bomba USA e che Abu Omar Al-Baghdadi, suo successore, patì la stessa sorte nel 2010. Attualmente è Abu Bakr Al-Baghdadi il leader di questo gruppo.
Nel 2011 il gruppo riuscì, tra le altre cose, a liberare un numero vistoso di prigionieri catturati dal governo iracheno.
Nell’aprile del 2013, AQI cambiò il suo nome in Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS). La guerra siriana infatti gli aveva dato ottime chance per espandersi in Siria. Il fatto di includere la regione del Levante nel nome del gruppo (cioè l’area del Mediterraneo orientale: Siria, Giordania, Palestina, Libano, Israele e Cipro) è l’indicazione precisa delle ambizioni dell’ISIS. In molti studiosi della materia prevale inoltre l’opinione che tra i territori su cui l’ISIS vuole imporre il suo controllo ci sia anche il Nordafrica. Vero o falso, lo scriviamo per mera notizia. Anche nel 2013 avviene l’espulsione del gruppo da Al Quaida che, strano a dirsi, considerò “troppo” violenti gli attentati per l’efferatezza degli stessi anche conto i musulmani .
L’ISIS
L’ISIS è un’organizzazione che definisce se stessa “Stato” e non “gruppo” , ovverosia lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. A sentire i media, nelle ultime due o tre settimane, l’Iraq, che è utile ricordare è uno Stato a maggioranza sciita, è assoggettato per circa un terzo del suo territorio a un gruppo di estremisti islamici sunniti (ISIS), gli stessi che da circa due anni affrontano con le armi il presidente sciita Bashar Al Assad, e da un anno ha aperto i combattimenti non solo con le forze governative siriane ma anche con i “ribelli” più moderati, aprendo così un secondo fronte di vera e propria guerra civile.
Sempre a sentire i media, questo “gruppo” o “Stato” che sia, sta adottando metodi talmente violenti che anche la stessa organizzazione di Al Qaida, come detto prima, ne ha preso le distanze espellendo il “gruppo” lo scorso anno.
I media affermano inoltre che l’ISIS abbia anche il controllo amministrativo di un territorio fra Siria e Iraq vasto più o meno quanto il Belgio, da cui, cedendo a pagamento elettricità e petrolio. ricava i soldi necessari per la propria sopravvivenza, ivi compreso l’acquisto di armamenti.
I capi dell’ISIS pare che vogliano costituire un “Califfato” per condurre una vera e propria guerra totale all’Islam e all’Occidente.
Lo Stato iracheno a guida del governo del primo ministro sciita Nuri Al-Maliki pare abbia alimentato e rafforzato con la sua cattiva e alquanto sprovveduta amministrazione le tensioni già esistenti fra sciiti e sunniti, al punto tale di essere stato capace di fornire ottime argomentazioni a certi sunniti abbienti e ambiziosi di sostenere l’ISIS che pare, sempre a sentire i media, oggi sia arrivata a meno di cento chilometri da Bagdad.
Adesso, quando si parla di ISIS, sappiamo almeno di cosa si tratta… spero.
Giuseppe Parisi