RUBRICA: L'OPINIONE POLITICA – ELEZIONI REGIONALI EMILIA ROMAGNA E CALABRIA

Per il periodico Informa Sicilia di Nelly Ricco

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Le ultimi elezioni regionali in Calabria e Emilia Romagna confermano l’attuale momento difficile e confusionario dei cittadini italiani, che tra crisi economica e le macerie di una classe politica avulse da vecchie glorie e vecchie volpi travestiti da giovani di belle speranze. L’italiano medio è un personaggio in cerca d’autore, dimentica di avere un’identità,  non trova la forza di reagire davvero, non va a votare per protesta, e a volte protesta  votando.

Tempo fa centrosinistra e centrodestra alternavano i vaffa agli applausi. Oggi l’unica maniera dove trovare le ideologie sono i libri di scuola. Il nostro presidente del consiglio è di sinistra e fa la guerra ai lavoratori, il leader di destra è sempre sul pezzo ma il suo lifting ormai in fase di cedimento irreversibile la dice tutta.

In politica una strategia che offre grandi possibilità di successo immediate è quella di cavalcare l’onda della protesta e farne uno spot elettorale. Il Movimento 5 stelle ha sfruttato appieno questa tecnica, ma diventando nei mesi una grossa realtà si è trovato per le mani una pericolosa arma a doppio taglio, perché  sebbene il suo organismo porta avanti delle cause nobili non ha trovato la giusta continuità per lasciare il segno e permettere di riscrivere la storia di un paese afflitto dalla mal gestione politica.

Per assurdo l’unico che per più di qualcuno doveva rappresentare un problema per la buona riuscita dei programmi ovvero il suo padre fondatore Beppe Grillo, è rimasto l’unico punto di riferimento vero e credibile del progetto, e quello che all’inizio sembrava un punto di forza ovvero la libertà dal basso  ha innescato lotte fraticide, tra i vari meetup,  la nascita di deleteri personalismi e continui scontri tra attivisti. Morale della favola: la pentastellata macchina dei sogni è in panne, e a livello elettorale questo influisce non poco.

Grillo ha in comune con Renzi il non voler ammettere di aver fallito alle ultime elezioni. L’astensionismo è aumentato, e il populismo si spreca.

Spicca chi oggi promette di mandare gli extracomunitari a casa, di dare il lavoro agli italiani, di pensare solo esclusivamente a loro, come Salvini, che con la sua Lega sta iniziando a raccogliere consensi persino al bistrattato sud. E’ lui la vera sorpresa del momento, ma certo non la soluzione ai problemi.

Quando gli italiani prenderanno di nuovo coscienza delle proprie risorse, della loro identità probabilmente accetteranno anche di iniziare davvero a lottare, senza il bisogno di creare distinzioni tra italiani veri e italiani col trattino di terza generazione.

 I vari Salvini non avranno senso di esistere, i Renzi saranno andati in vacanza, e i Berlusconi si saranno estinti.

Eppure siamo ancora lontani da questi risvolti.

La classe politica in fondo non ci rappresenta ma nelle liste Pd calabresi per esempio ci sono molti riciclati peraltro chi non si è astenuto dal voto anche pur rappresentando una parte esigua del parco elettori, ha regalato la maggioranza assoluta al Partito Democratico.

Al sud continua ad essere forte il fenomeno del voto di scambio, e la mafia trova ancora campo fertile. Nel nostro circondario città quali Lentini e Carlentini hanno registrato con le ultime elezioni europee l’assopimento di alcune realtà politiche che hanno segnato la storia dei due paesi, ma la vecchia politica è come l’erba cattiva, e non muore mai, così che alcuni personaggi sono difficili da soppiantare, perché conoscono i punti deboli di chi vota, e riescono quasi sempre a farsi riproporre.

Tuttavia ci chiediamo come reagiranno i Lentinesi con le amministrative che appaiono sempre più vicine. Nelle ultime tornate elettorali l’astensione è andata via via crescendo sempre di più, e se si considera la deficitaria situazione economica di una città allo stremo, le discutibili amministrazioni susseguitesi e una classe politica più propensa alle chiacchiere su facebook che alla reale ricostruzione della città, forse non ci resta che pregare.

 Certo è che la città non è più rossa, il Pd all’amministrazione da 8 anni è noto per le sue innumerevoli e insanabili fratture interne e con la città, ma in ogni caso presto lascerà libere le poltrone.

Chi si ritroverà al capezzale del gran malato raccoglierebbe più che una eredità un debito di undici milioni di euro.

Eppure c’è persino chi inizia a fregarsi le mani.